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Terme di Aquae Lesitanae

Terme di Aquae Lesitanae

Il sito di Aquae Lesitane in una mappa del 1522

Si lascia la SS 131 all'altezza di Macomer e si prende la SS 129 per Nuoro fino al bivio con la SS 128 bis; da lì si imbocca la SP 10 M fino al bivio con la SP 86. All'incrocio si svolta per Benetutti e si prosegue sulla provinciale Bono/Mores fino al bivio che porta alle terme di San Saturnino.

Il contesto ambientale
L'area è localizzata ai piedi dell'estremo lembo dell'altopiano del Goceano, presso la confluenza del rio Mannu nel fiume Tirso.

Descrizione
Il geografo greco Tolomeo, nel contesto delle città dell'interno della Sardegna ("poleis mesogeioi"), menzionava gli "Hydata Lesitanà" che si possono ora identificare con la stazione termale scavata presso Benetutti, identificazione che pare universalmente ammessa e ribadita in ultimo da Raimondo Zucca.
Sempre stando al geografo Tolomeo, è plausibile che le "Aquae Lesitanae" fossero in rapporto col centro di Lesa, sul cui status politico non vi è certezza e che, solo dubitativamente, è possibile inquadrare nello statuto delle "civitates stipendiariae". Il centro termale, nei pressi dell'abitato di Lesa, doveva essere collegato alla rete stradale attraverso la via "ab Ulbia Caralis".
Il complesso è databile all'età imperiale grazie allo studio dei resti ceramici, specie frammenti di sigillata africana attribuibili al II-III sec. d.C. Non è tuttavia da escludere l'esistenza di un impianto di età precedente. I modesti resti messi in luce si riconducono ad un vano circolare, con accesso ad E, provvisto di una vasca circolare con gradini (diametro m 3,9; profondità m 1,95). L'opera è cementizia, ma la vasca e le pareti risultano composte di blocchi in vulcanite grigio-chiara; lastre frammentarie di marmo bianco sono forse quanto resta del rivestimento parietale.
Il vano è facilmente interpretabile come la piscina destinata ai bagni in acqua termale a temperature elevate, e non come "natatio", ambiente che generalmente presenta dimensioni maggiori. Convincenti confronti tipologici giungono anche dalle "Aquae Ypsitane" presso Codrongianos.
Nei pressi del centro termale doveva essere localizzato un sacello dedicato ad Asclepio, come testimonia il rinvenimento di due fusti di colonne in vulcanite grigia e di tre are, una delle quali presenta una dedica votiva, mutila e lacunosa, al dio Esculapio.
Quella del culto di Asclepio presso le "Aquae Calidae" è una circostanza frequente in Sardegna: la si riscontra già per il II sec. a.C. a San Nicolò Gerrei, e in tutti gli altri edifici termali del periodo imperiale.

Storia degli scavi
La scoperta dell'antico complesso termale si data al 1971, quando furono compiuti dei lavori presso le moderne terme di San Saturnino. Una successiva campagna di scavo, nel 1983, mise in luce il "calidarium" con i mosaici.

Bibliografia
R. Zucca, "Aquae Lesitanae", in [i]Multas per gentes. Studi in memoria di Enzo Cadoni[/i], Sassari, EDES, 2000, pp. 441-451.

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