Antico centro agro-pastorale situato ai margini della catena del Marghine, Bultei si caratterizza per la particolare conformazione del suo centro abitato; le case sono infatti disposte a ferro di cavallo, arrampicate sui fianchi di una profonda vallata, a cavallo del rio Tortu, affluente del Tirso. Nel centro storico sono ancora ben conservati numerosi palazzotti in stile ottocentesco. Il territorio che circonda il paese è ricco di boschi e quella di Bultei può essere considerata una delle poche foreste montane sopravvissute nella Sardegna settentrionale; al suo interno, tra lecci, roverelle, tassi e castagni, sgorgano alcune sorgenti. Tra queste quella di "Spedrumele", che fino a pochi decenni era la principale fonte di approvvigionamento d'acqua per tutta la popolazione.
I dintorni del paese si distinguono per i verdi paesaggi, caratterizzati dalla presenza di diverse foreste: presso il Monte Paidorzu una caserma forestale è circondata da un bosco soggetto ad un piano di rimboschimento, attraversato da comodi sentieri che consentono di apprezzarne il fascino e la bellezza. Lungo la "Strada delle vette", verso Pattada, troviamo il fabbricato di "Sa Fraigada", nell'omonima località, circondato da un bosco di tassi in cui sgorgano alcune fonti di acqua solforosa. Nei pressi della Foresta dei Fiorentini, preso la caserma forestale "Morelli", si gode di uno splendido panorama sulle vallate circostanti; in questa zona merita una visita un'antica chiesetta, dedicata alla Madonna di Fatima. Dal punto di vista archeologico, oltre a numerose domus de janas, il monumento più interessante è il nuraghe Tilariga. Databile intorno al periodo che va dal 1400 al 1000 a.C:, sorge nella zona montana che sovrasta il paese ed è formato da una torre centrale alla quale è stato addossato un bastione con tre torri secondarie.
La struttura, all'interno, presenta un corridoio attraverso cui si accede ai vani principali e alle torri. In località "Su campu", lungo la strada per Anela, si trova la chiesa di San Saturnino di Usolvisi. L'edificio, in stile romanico, risale al XII secolo. Fu donato ai monaci camaldolesi da Attone, vescovo di Castra. Costruito con blocchi di trachite rossa sulle fondamenta di un nuraghe, l'edificio è caratterizzato da una struttura semplice, con un abside sormontato da un campanile a vela. Nelle immediate vicinanze della chiesa troviamo l'omonimo stabilimento termale. Le terme, già note in epoca romana col nome di "Aquae Lusitanae", sfruttano sorgenti di acque calde sulfuree e ferruginose.