Paese agricolo del Logudoro, sorge in una posizione panoramica sulle pendici del vulcano San Matteo, ormai spento, a 425 m sul livello del mare. Il toponimo nel corso dei secoli ha subito varie evoluzioni: da ''Plouake'' a ''Ploague'' e infine dai primi anni dell'Ottocento Ploaghe. Il territorio circostante fu abitato sin dall'Eneolitico, ma è soprattutto dell'epoca nuragica che si conservano le più importanti testimonianze: sono infatti circa 60 gli insediamenti nuragici nei dintorni di Plaghe.
Al centro del paese è possibile ammirare l'ampio complesso formato dalla parrocchia di San Pietro, dall'oratorio di Santa Croce e da quello del Rosario, che conservano preziosi altari e un coro ligneo del 1600. Non lontano da qui sorge il primo cimitero costruito in Sardegna in seguito alla promulgazione dell'editto di Saint Cloud, famoso per le lapidi in lingua sarda logudorese. Sono da visitare anche la chiesa e il monastero di San Michele di Salvenero che, da una bolla pontificia del 1138, risulta essere stato sede abbaziale dipendente da Vallombrosa. Il sito campestre si trova presso il villaggio di Salvenero, abbandonato alla fine del Settecento, nella vallata chiamata di Riu 'e Corte, a poca distanza dalla chiesa di Sant'Antonio Abate.
Ai suoi possedimenti in epoca medievale fa riferimento il ''Condaghe di San Michele di Salvenor'' (XII-XIII secolo). La chiesa è costruita con pietre calcaree e vulcaniche bianche e nere, con pianta a croce latina e tre absidi terminali. Nei tempi antichi questa chiesa aveva sul lato sinistro una Porta Santa, che ogni anno veniva aperta per un mese a partire dalla festa di San Michele Arcangelo il 29 settembre.