Da Ballao si prende la strada per Escalaplano; dopo circa un 1,5 km si gira a s. e si seguono le indicazioni per il pozzo. Si prosegue per una stradina leggermente scoscesa fino ad arrivare, dopo un centinaio di metri, al cancello che chiude l'area archeologica, sulla d. della strada.
Il contesto ambientale
Il monumento è nel Gerrei, regione montuosa della Sardegna sud-orientale, situato in un fondovalle racchiuso da una piccola radura.
Descrizione
È stato scavato per la prima volta nel 1918 da Antonio Taramelli quindi nel 1994 da Maria Rosaria Manunza. È stato restaurato in tempi recenti da Giovanni Ugas.
Il tempio, realizzato con massi calcarei in opera subquadrata, è costituito da un piccolo vestibolo, da una scala discendente stretta e coperta a solaio gradonato, e da una camera circolare coperta a "tholos" (lunghezza complessiva m 10,60).
Dell'elevato ci è pervenuto soltanto il profilo di pianta. Le strutture emergenti sono attualmente limitate al muro perimetrale a forma di serratura di chiave che racchiude l'atrio ed il tamburo del pozzo. Il vestibolo o atrio, parzialmente lastricato, ha pianta rettangolare: non è presente il bancone- sedile. La scala di accesso alla camera del pozzo, dalle pareti verticali, è costituita da 12 gradini. La larghezza del vano scala, di m 0,90 a fior di suolo, si allarga notevolmente a metà del suo sviluppo per poi restringersi nuovamente a circa m 0,90 in prossimità dell'ultimo gradino, per una profondità complessiva di m 2,70.
La camera a "tholos", priva dell'ultimo anello di chiusura, di pianta quasi circolare (m 3,50 di diametro), è alta circa 5,50 metri. La muratura è costituita da blocchi rozzamente squadrati disposti in filari regolari con alcune zeppe di rincalzo. La camera è pavimentata con lastroni di calcare disposti a raggiera. Al centro del pavimento si apre la canna del pozzo, la cui larghezza passa da m 1,35 alla bocca a m 0,90 alla base data dalla roccia viva; si sviluppa sotto il piano della camera ed è rivestita – per tutto il suo sviluppo (m 5,20 di profondità) – da pietre di medie dimensioni disposte su 36 filari.
Dei reperti archeologici rinvenuti durante gli scavi del 1918, mai pubblicati, il Taramelli riferisce soltanto di un frammento di macina di forma ellittica, di vari macinelli e pestelli, di un frammento di mazza in porfirite e di scarsi frammenti ceramici di rozzo impasto.
Lo scavo del 1994, con un primo saggio aperto a circa 0,50 metri a est del pozzo sacro - mise in evidenza il filare di base di un tratto murario di un vano di pianta circolare; la muratura è costituita da un doppio paramento di grosse pietre, squadrate nella faccia a vista. L'interno del vano è pavimentato con lastre poligonali di medie dimensioni.
A circa m 1,60 a nord-est di questo ambiente è emersa un'altra struttura ad andamento rettilineo il cui interno, ingombro di crollo, non è stata ancora indagato. Il lato sud-est del vano si raccorda, a nord-est, ad un terzo corpo murario di pianta circolare ad esso contemporaneo.
I reperti restituiti dallo scavo sono costituiti essenzialmente da materiale ceramico di epoca nuragica. Si tratta in particolare di frammenti di vasi carenati con spalla obliqua verso l'interno, di ciotoline emisferiche con orlo ingrossato e arrotondato, di olle a collo, di olle con orlo ingrossato, di vasi con orlo obliquo verso l'interno, che si riscontrano in contesti nuragici del Bronzo recente e finale. Il sito fu in uso ancora nella prima età del Ferro.