Si lascia la SS 131 all'altezza di Abbasanta e dopo pochi km si volta a destra su SS 131 dir, per poi prendere il bivio a d. sulla SP 27 e ancora a d. sulla SP 28, fino a Zuri (frazione di Ghilarza), dove sorge la chiesa di San Pietro.
Il contesto ambientale
La chiesa di San Pietro di Zuri è all'immediata periferia dell'abitato moderno di Zuri. Negli anni Venti del secolo scorso la chiesa e il paese furono trasferiti dal sito originario, lungo le rive del Tirso, a monte, per evitarne la sommersione a seguito della creazione del bacino artificiale del lago Omodeo. Pertanto risultano decontestualizzati rispetto al luogo storico, ma interessanti come esempio di pianificazione urbanistica della prima età fascista.
Descrizione
La chiesa di San Pietro Apostolo è da annoverare fra i più significativi monumenti dell'architettura medievale isolana. Rappresenta uno dei rari edifici datati e per giunta assegnabili a un architetto individuato per nome, grazie a un'epigrafe che informa pure dell'identità della committenza. La suggestione del monumento viene soprattutto dal materiale costruttivo, la rossa andesite delle cave dell'altopiano di Ghilarza.
La fabbrica è datata al 1291 dall'epigrafe della facciata, che celebra il maestro Anselmo da Como e la badessa committente Sardinia de Lacon. La pianta, sviluppata lungo circa 34 m, è quella di un'aula longitudinale con tetto ligneo. L'abside oggi è a N, ma in origine era canonicamente orientata.
La facciata ha uno zoccolo a scarpa sagomata, che corre lungo tutto il perimetro, ed è nettamente partita a metà altezza. La parte inferiore viene divisa in tre specchi da arcate a tutto sesto modanate a doppio toro e sopraccigliate. Nello specchio centrale si apre il portale. Lunetta e stipiti sono ribattuti internamente da un fregio a torciglione, mentre architravi e stipiti sono ornati con figure antropomorfe e zoomorfe. L'insieme rincassa in un profondo strombo.
La parte superiore della facciata fu ricostruita nel 1504. La finestra rettangolare in asse con il portale sostituì una bifora di cui sono stati recuperati i resti. La stessa altezza della facciata doveva essere maggiore, come testimonia il frammento di cornice ad archetti intrecciati visibile nel pilastro destro del grande campanile a vela a doppio ordine di bifore archiacute, allineato a sinistro della facciata.
L'abside ha pianta semiesagonale e copertura a catino emisferico Non è l'abside romanica, che aveva forma semicircolare, ma quella ricostruita entro il 1336. All'interno è stata ricavata una nicchia trilobata il cui pilastrino destro, di tipo ofitico, proviene dalla sommità della facciata originaria.