Si lascia la "Carlo Felice" all'altezza della cantoniera Cadreas di Bonorva e ci si immette, verso O, sulla strada per Semestene dove si giunge (circa 4 km) dopo aver percorso un'ampia vallata dominata a d. dalle alture di Cossoine e a s. dall'altopiano di Campeda. La chiesa si trova in posizione scenografica.
Il contesto ambientale
Il paese di Semestene, agricolo e pastorale ai piedi del vulcanico monte Benazzosu (m 587), è adagiato su un pianoro basaltico dolcemente inclinato verso S e quadrettato dai tipici muretti a secco delle "tancas".
Descrizione
I lavori di ristrutturazione dell'antica parrocchiale risalente al XII secolo, dedicata a San Giorgio, ebbero inizio al principio del terzo decennio del XVII secolo. Nel 1623, data incisa nella seconda arcata trasversale, si era già a metà dell'opera e nel 1688, quando si ultimavano i lavori del sagrato, doveva essere pressoché conclusa. Nel 1704, tuttavia, si restauravano le volte della navata e si completava il campanile ad opera dei maestri bonorvesi Juan Francisco Tola e Juan Baptista Coco.
Ad aula unica ripartita in quattro campate da paraste bacchettonate, con presbiterio leggermente più basso e stretto, la chiesa di San Giorgio mostra di appartenere ormai interamente al nuovo gusto di derivazione italiana, se si eccettua la volta a crociera nervata con gemma pendula della quarta campata, la più vicina al presbiterio, ascrivibile al primo impianto tardogotico. Le altre campate, invece, hanno volta a botte, così come sono voltate a botte, su cornici di imposta classicistiche, le cappelle laterali che si aprono sulla navata centrale per mezzo di archi a tutto sesto su pilastri tuscanici bacchettonati.
La facciata, di schema tardorinascimentale e semplice ma originale disegno, conserva nelle modanature del basamento con volute e rosette una traccia plateresca. È suddivisa in due ordini da un'aggettante cornice a tori e si apre nel bel portale architravato. Quest'ultimo, fiancheggiato manieristicamente da lesene scanalate rudentate su alti plinti che sostengono un timpano spezzato e risaltato, e percorso da una dentellatura tipicamente classicistica, ha stipiti di tipo tardogotico ornati da tre colonnine a fascio con capitello cilindrico, costituito da una spirale con sferule e punte di diamante che riproduce il motivo del rosone della parrocchiale di Bonorva, derivato da modelli gotico-catalani. Dalla stessa chiesa bonorvese è mutuato anche il motivo manieristico della doppia cornice del coronamento, sormontato da una croce gigliata.
Storia degli studi
La chiesa è oggetto di una sintetica scheda nel volume di Francesca Segni Pulvirenti e Aldo Sari sull'architettura tardogotica e d'influsso rinascimentale (1994).
Bibliografia
V. Mossa, [i]Dal Gotico al Barocco in Sardegna[/i], Sassari, 1982;
F. Segni Pulvirenti-A. Sari, [i]Architettura tardogotica e d'influsso rinascimentale[/i], collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 1994, sch. 44 [1].