Si imbocca al bivio di Codrongianos la strada per Ozieri e, percorsi circa 42 km nella SS 597, si svolti a s.. Dopo pochi metri è visibile sullo sfondo la chiesa di Sant'Antioco Sulcitano. Il contesto ambientale La chiesa si isola su un'altura vulcanica distante dall'abitato di Ozieri, dalla quale domina la piana campestre circostante. Il luogo fu sede della diocesi di Bisarchium/Guisarchum documentata dal 1065-82 e soppressa nel 1503. Descrizione Sant'Antioco di Bisarcio è una delle più grandi chiese romaniche in Sardegna. L'isolamento e la posizione scenografica determinano una singolare combinazione di paesaggio e architettura, che qualifica il sito tra i più affascinanti dell'intero panorama architettonico sardo. La chiesa (m 33 x 12, altezza m 10 circa) è in pietra vulcanica di cave locali. L'imponente sviluppo dimensionale deriva dalla funzione di cattedrale della diocesi di Bisarcio. L'impianto risale a un periodo antecedente il 1090, anno in cui un documento d'archivio replica un più antico atto di possesso, andato perduto nell'incendio che distrusse la prima cattedrale. Nell'attuale edificio si distinguono tre tempi di fabbrica: all'impianto dell'XI secolo risalgono i filari di cantoni appena sbozzati, alla base delle murature dei fianchi verso E. La seconda fase edilizia, successiva alla metà del XII secolo, è caratterizzata da cantoni di media pezzatura ben sagomati. Il portico fu aggiunto agli inizi del XIII secolo. La parte sinistra del portico, crollata, fu ricostruita nel XVI secolo, La pianta è trinavata con abside a E. La navata centrale ha copertura lignea; quelle laterali sono voltate a crociera. Le arcate dei setti divisori si innalzano su colonne con basi e capitelli fitomorfi. Nel presbiterio si innalzano due pilastri con sezione a croce, uno dei quali regge un capitello con figurazione antropomorfa. L'abside riflette i modi pisani delle maestranze attive nei cantieri dell'isola alla metà del XII secolo: divisione in specchi mediante semicolonne con capitello vegetale, arcatelle entro le quali sono inserite grandi losanghe gradonate in bicromia. Il portico duecentesco ha sei campate voltate a crociera su pilastri cruciformi. Il piano superiore del portico ha tre ambienti voltati a botte, uno dei quali si affaccia sulla navata centrale. All'interno di questi ambienti, preposti a cappella vescovile e comunicanti con l'episcopio, si trova un camino a forma di mitria. All'esterno si aprono nel primo ordine tre arcate; nel secondo si dispone una serie di archetti a ogiva. Nella larga parasta laterale sono evidenti i conci di ammorsatura ai muri d'ambito dell'episcopio, che si sviluppava lungo il fianco destro della chiesa. Vedi la pianta e le sezioni del monumento [1] Storia degli studi L'edificio è citato da Vittorio Angius (1834) e descritto da Giovanni Spano (1860). Dionigi Scano lo considera nel suo studio sulle chiese medievali sarde (1907). La moderna lettura procede per il contributo di Raffaello Delogu (1953), passa per quello di Renata Serra (1989) e arriva alla scheda di Roberto Coroneo (1993). A Fernanda Poli si deve un'approfondito studio della decorazione scultorea (1999). Bibliografia V. Angius, voce "Bisarcio", in Goffredo Casalis, [i]Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il re di Sardegna[/i], II, Torino, G. Maspero, 1834, pp. 336-337; G. Spano, "Chiesa e cattedrale dell'antica Bisarchio", in [i]Bullettino Archeologico Sardo[/i], VI, 1860, pp. 81-91; D. Scano, [i]Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo[/i], Cagliari-Sassari, Montorsi, 1907, pp. 200-211; R. Delogu, [i]L'architettura del Medioevo in Sardegna[/i], Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 76, 121-125; F. Amadu, [i]La diocesi medioevale di Bisarcio[/i], Cagliari, Fossataro, 1963, pp. 11-40; R. Serra, [i]La Sardegna[/i], collana "Italia romanica", Milano, Jaca Book, 1989, pp. 262-270; R. Coroneo, [i]Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300[/i], collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 19; [2] F. Poli, "La decorazione scultorea del Sant'Antioco di Bisarcio. Nuovi dati per vecchie attribuzioni", in Sacer, n. 6, 1999, pp. 167-199; G. Piras, "Le iscrizioni funerarie medievali della basilica di San Gavino: contributi preliminari per una rilettura", in [i]Il Regno di Torres 2. Atti di Spazio e Suono 1995-1997[/i], Sassari, 2003, pp. 302-342; R. Coroneo-R. Serra, [i]Sardegna preromanica e romanica[/i], collana "Patrimonio artistico italiano", Milano, Jaca Book, 2004, pp. 157-166; R. Coroneo, [i]Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali[/i], Cagliari, AV, 2005, pp. 51-52.