Dal porto si attraversa la Porta a Mare e si accede alla Piazza Civica. Il palazzo è il secondo sulla sinistra.
Il contesto ambientale
L'edificio si trova in un punto nevralgico del centro storico di Alghero: la Piazza Civica, antica della sede delle autorità civili, oggi importante spazio adibito ad attività ludico-culturali.
Descrizione
L'edificio venne realizzato nel 1873 su preesistenze gotico-catalane di cui rimanevano, fino a tempi recenti, due bifore sulla parte d. della facciata, oggi non più visibili.
La facciata ha eleganti linee che riprendono modelli neoclassici. La partizione del piano nobile è infatti scandita da quattro lesene con capitello corinzio. Per il resto la superficie è liscia, inquadrata da un alto zoccolo in conci squadrati di arenaria, e culmina con un cornicione aggettante dentellato su mensole.
Il piano terra è ritmato da quattro arcate a ghiera su paraste, che inquadrano quattro accessi sormontati dalle finestrelle rettangolari del mezzanino. L'ingresso principale immette in un atrio con soffitti decorati, che contiene una scala monumentale; gli altri ingressi conducono ai magazzini, costituiti da scantinati voltati a botte, con livello di calpestio inferiore al piano stradale.
Il primo piano è tripartito dalle lesene con capitello corinzio, che inquadrano quattro balconi in ferro battuto su mensole in vulcanite, e sormontati da architrave con rilievi fitomorfi. Il vano centrale lascia spazio, tra due balconi, a una meridiana in ardesia, datata 1866, con la scritta "coelestium index".
Il secondo piano presenta invece, in corrispondenza dei balconi inferiori, quattro semplici finestre rettangolari.
Poco interessante è il prospetto secondario, che si affaccia sul porto e non presenta elementi architettonici o scultorei di rilievo.
Storia degli studi
Il palazzo è compreso nelle principali opere sull'architettura algherese.
Bibliografia
A. Ingegno, [i]Il centro storico di Alghero: appunti per una ricerca[/i], Oristano, S'Alvure, 1996;
L. Deriu, [i]Alghero: la città antica[/i], Sassari, Carlo Delfino, 2000.