Sindia si trova a 16 km da Bosa. I ruderi della chiesa di Santa Maria di Corte sono fuori dell'abitato, lungo la SS 129 bis, a metà strada tra Sindia e Macomer.
Il contesto ambientale
Il territorio della Planargia è costellato di siti archeologici di epoca nuragica e attraversato da numerosi corsi d'acqua. Santa Maria di Corte si trova nel sito campestre di Cabu abbas o Caput aquae, così detto per le fonti che sgorgavano nelle vicinanze. Nel Medioevo era un'abbazia annessa a un importante monastero cistercense.
Descrizione
Secondo il "Libellus Judicum Turritanorum", nel viaggio che lo portò pellegrino in Terrasanta il sovrano turritano Gonario de Lacon-Gunale incontrò Bernardo di Chiaravalle e si accordò con lui per l'invio in Sardegna di una comunità monastica cistercense, impiantata nel 1149 nella zona di Cabu abbas, ricca di sorgenti d'acqua. L'appellativo "de Corte" deriva alla chiesa di Santa Maria proprio dalla memoria della fondazione reale, avvenuta per volontà del giudice turritano.
Già nel XV secolo il monastero era in stato di abbandono e successivamente si operò una spoliazione totale dei suoi materiali costruttivi e di quelli della chiesa, per erigere diversi edifici a Sindia e persino per il lastricato della linea ferroviaria, che passa poco distante dai ruderi.
Una serie di scavi ha evidenziato la pianta dell'abbazia e del complesso monastico. La chiesa era a croce "commissa", trinavata, con transetto su cui si affacciavano l'abside quadrangolare e quattro cappelle, due cappelle per lato. Del grande edificio, realizzato in conci di vulcanite scura ben squadrati, oggi restano solo l'abside, la parte S del transetto, su cui si aprono due delle cappelle affiancate al coro, e una sacrestia comunicante con il monastero.
Il braccio S del transetto, in seguito a crolli, venne chiuso per ottenere un ambiente funzionale alla liturgia. Le cappelle laterali sono coperte a botte e nei rispettivi fianchi a N (come anche nell'abside) si trovano due nicchie di cui una con funzione di armadio per arredi liturgici e l'altra utilizzata come lavabo. Una monofora si apre in ciascuna cappella, mentre in asse con il pilastro divisorio si apre un oculo circolare a quattro luci. Un'altra monofora si apre nella parete O del transetto.