Si lascia la SS 131 all'altezza di Monastir, per deviare sulla SS 128; superato l'abitato di Senorbì, dopo 3 km si arriva a Suelli.
Il contesto ambientale
Il paese sorge nella Trexenta, di cui in passato è stato un centro di notevole importanza, come testimoniano i numerosi resti archeologici. È rilevante il nuraghe Piscu, di cui rimane ancora integra una delle quattro torri. Il paesaggio può essere ammirato dai finestrini del trenino verde che, collegando Cagliari e Mandas, attraversa anche Suelli. La parrocchiale di San Pietro Apostolo, all'interno dell'abitato, è attigua al santuario dedicato a San Giorgio, con cui comunica attraverso la sagrestia e la cella inferiore del campanile; di fronte è la piccola chiesa del Carmine.
Descrizione
Nel periodo medioevale la "villa" di Suellis faceva parte del giudicato di Cagliari ed era compresa nella curatoria della Trexenta. Secondo il "Provinciale Romanum", Suellis era sede suffraganea dell'archidiocesi di Cagliari. Il patrono della parrocchiale di San Pietro è San Giorgio, il primo vescovo di Suelli, attestato nella prima metà dell'XI secolo.
Sulla chiesa romanica, cattedrale di Suelli, non esistono documenti pergamenacei o epigrafici. La prima menzione del titolo è del 1121-29, quando il vescovo Pietro Pintori, con l'avallo del giudice di Cagliari Mariano-Torcotorio II de Lacon-Gunale, rese pubbliche le donazioni compiute da privati "pro sanctu Petru de Suelli". L'edificio fu riedificato nella prima metà del XIII secolo, come si deduce dall'analisi formale delle strutture che ancora rimangono, opera di maestranze toscane attive in Sardegna per la prima volta.
Nel corso del XVI secolo la chiesa fu ristrutturata; furono realizzate le cappelle laterali e elevato il campanile. Dell'impianto restano solo piccole parti della muratura esterna, in calcarei. Nel prospetto, restaurato nel 1869, restano il basamento, parte di una ghiera da portale, un capitello da stipite ornato con foglie d'acqua e caulicoli e le sagome delle arcatelle parietali.
Probabilmente la fabbrica romanica presentava una pianta a tre navate, conclusa da un'abside a S/E, che in seguito fu sostituita dal presbiterio tardogotico. Il largo prospetto (m 10,50) doveva essere diviso in cinque specchi, in cui si aprivano tre portali. Nel fianco N si apre una monofora nella cui centina è scolpita un'aquila frontale, che artiglia una lepre.
Dell'edificio romanico rimane anche la cella inferiore del campanile a canna quadrata, con volta a botte poggiante su cornici che presentano una decorazione a ovoli e fuseruole e basano su peducci scolpiti con vari motivi: classicheggianti, come quello a ovoli e museruole che riprende la decorazione della cornice, vegetali e zoomorfi. La torre campanaria fu terminata in epoca tardogotica.