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forte sabaudo

forte sabaudo

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Percorse, all'inizio dell'abitato, le vie Nazionale e Roma, si attraversa la piazza Italia. Proseguendo lungo l'alberato corso Vittorio Emanuele si giunge alla centralissima piazza Umberto I e da qui, lungo la ripida via Regina Margherita, si sale al punto più alto dell'abitato, ove si apre la piazza De Gasperi. Imboccando la piazza, sulla d., è la via Castello che conduce allo slargo ove fu edificato il forte de "Su pisu".

Il contesto ambientale
Il forte si erge su un'emergenza rocciosa vulcanica da cui si gode il meraviglioso panorama naturale del golfo di Palmas. È stato oggetto di restauro ed è attualmente visitabile.

Descrizione
Il paese di Sant'Antioco è il centro principale dell'isola omonima. È l'erede di Sulky, una delle più antiche fondazioni fenicie della Sardegna (VIII sec. a.C.) preceduta da un insediamento nuragico documentato dai resti di un nuraghe e di un villaggio proprio sull'altura della fortezza sabauda. Documentato come sede diocesana fin dal V secolo, fu abbandonato nel corso del Medioevo, quando il vescovo si trasferì a Tratalias e poi a Iglesias, e ripopolato soltanto nel XVIII, per volontà dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Il forte "nuovo" fu disegnato e progettato nell'agosto del 1812 dal Capitano del Corpo della Reale Artiglieria Ambrogio Capson e fu edificato a spese della popolazione che provvide ai carri per il trasporto dei materiali occorrenti e alla loro posa in opera. Era dotato di deposito, dispensa, polveriera, cisterna, dormitorio, corpo di guardia, carcere, cortile, cannoniere, armeria e garitta (tamburo o barbacane). Il suo organico era composto da 12 cannonieri del Corpo Reale d'Artiglieria e possedeva un armamento che constava di 3 cannoni da 12 libbre, 2 cannoni da campagna da 4 libbre, 1 spingardo, 12 fucili e varie sciabole. Fu utilizzato per la difesa fino al 1815.
La fortificazione è caratterizzata da un insieme di corpi quadrangolari sovrapposti agli spigoli, a livelli differenti. Una serie di feritoie, strombate all'esterno, corre per tutto il perimetro. Una garitta con feritoie, oggi murate, proteggeva l'ingresso che era stato progettato con ponte levatoio. Sull'arco d'accesso al forte si scorgono ancora i due fori nei quali avrebbero dovuto scorrere le catene del ponte mai costruito. L'angolo più alto, a S/E, fungeva da torretta; al di sotto si trovano due ambienti voltati a botte, uno il corpo di guardia e l'altro la garitta. Le cannoniere, disposte su due livelli, sono orientate a E, a N/E e a S, lato in cui si apre l'ingresso.
Il forte fu espugnato durante l'ultima incursione barbaresca sulle coste del Meridione sardo, perpetrata da pirati tunisini nell'ottobre del 1815. Testimonianza diretta dell'avvenimento è riportata nel manoscritto del Giornale di Sardegna proveniente dalla biblioteca di Giuseppe Manno a Villanova Solaro (Cuneo) in cui è scritto: "Cagliari 21 ottobre 1815 - Finalmente dopo tante passeggiate della flotta tunisina nelle nostre coste, s'è presentata la medesima alla piccola penisola di Sant'Antioco, e al far del giorno del 16 corrente 17 lancie fecero uno sbarco di molte centinaja di Barbareschi nel posto detto Is Pruinis, e alcuni pretendono che la loro forza fosse di 1500 persone... I poveri abitanti del villaggio se ne fuggirono all'interno colle loro famiglie, ma una porzione degli uomini si rinchiuse dentro il forte, ove vi erano circa 15 soldati comandati dal tenente d'Artiglieria Effisio Melis, e dal Sig. Raimondo Bruscu aiutante maggiore in quel porto, e fra tutti il forte conteneva un centinajo e più di persone armate. Si fece un fuoco orribile da ambe le parti per 6 ore continue... Il bravo tenente Melis restò ucciso nell'azione egualmente, che alcuni soldati e paesani, ma tutti gli altri soprafatti dal numero dovettero cedere e furono condotti schiavi in Tunis... Al primo avviso partirono da Iglesias le Cavallerie Miliziane comandate dal Sig. don Agostino Salazar, che colà si trovava per suoi affari, ma non arrivò a tempo il soccorso... ".

Area archeologica di Sulci

Storia degli studi
Il forte è compreso nelle principali opere sulle fortificazioni costiere in Sardegna.

Bibliografia
F. Fois, [i]Torri spagnole e forti piemontesi in Sardegna[/i], Cagliari, 1981.

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