Città di Turris Libisonis
Città di Turris Libisonis
Dalla SS 131 all'altezza di Sassari, si percorre la strada in direzione N direttamente per Porto Torres. L'area archeologica più importante della città, presso la quale è stato edificato l'Antiquarium Turritano, si trova nella zona N/O dietro la darsena vecchia, tra la stazione ferroviaria e il corso del rio Mannu, lungo la via Ponte Romano.
Il contesto ambientale
Turris Libisonis era situata sul luogo dell'attuale Porto Torres, presso la foce del rio Mannu, al centro del golfo dell'Asinara, nella Sardegna settentrionale.
Descrizione
Turris Libisonis si sviluppò in un tratto della costa favorevole dal punto di vista geografico e ambientale, con approdi e la possibilità dell'impianto di un porto fluviale sul rio Mannu.
L'area non sembra interessata da una precedente presenza fenicio-punica. Tuttavia il paesaggio, al momento della fondazione della colonia romana, nel I sec. a.C., doveva mostrare un sistema insediativo più antico, data l'elevata concentrazione, tra le più alte nell'isola, di nuraghi lungo la costa e nell'immediato entroterra. Lo stesso nome della città pare riecheggiare la presenza nel paesaggio di un elemento preesistente e visibile al momento della deduzione coloniale, ovvero un nuraghe.
La colonia, l'unica di cittadini romani della provincia "Sardinia", porta l'appellativo di "Iulia": per questo la sua deduzione viene attribuita a Cesare, che nel 46 a.C. soggiornò in Sardegna, o ad Ottaviano, dopo la vittoria di Filippi, nel 42 a.C.
I dati per una ricostruzione della forma urbanistica non sono molti, ma sufficienti per ipotizzare un primo insediamento presso il rio Mannu, dislocato su entrambe le rive, secondo il modello del porto-canale abbastanza diffuso in età repubblicana e all'inizio del periodo imperiale.
Tra la fine dell'età repubblicana e l'età augustea, la città venne dotata delle principali infrastrutture viarie e portuali, di un acquedotto e forse di un primo impianto termale (prima fase delle "terme centrali"?), assumendo connotati urbanistici e architettonici pienamente romani.
Per la prima età imperiale sono attestati quartieri abitativi nell'area dove sorgeranno le "terme Maetzke" e presso l'Antiquarium Turritano. Rimane incerta l'ubicazione del foro e le ipotesi finora avanzate (presso l'attuale piazza Umberto I o in corrispondenza del "peristilio Pallottino") necessitano di conferme.
Tra la metà del I e la metà del II sec. d.C. furono costruiti un bacino per la raccolta dell'acqua ("lacus") e forse le "terme Maetzke", e le "terme centrali" furono interessate da una seconda fase edilizia.
Tra la fine del II e il III sec. d.C. la città prosperò con i traffici marittimi, l'economia interna ceralicola e di allevamento, la pesca, l'attività estrattiva e artigiana. L'abitato si riorganizzò nei pressi del nuovo porto, forse presso l'attuale darsena; qui sorsero il magazzino od "horreum" (corso Vittorio Emanuele II) e un altro edificio (presso il Banco di Sardegna) probabilmente legato alle attività portuali.
La manutenzione ed il potenziamento del porto costituirono i maggiori interessi dell'amministrazione della colonia che commerciava direttamente con il porto di Ostia. Un funzionario era addetto alla gestione del porto fluviale ("procurator ripae"), mentre la marineria turritana è attestata dall'iscrizione di un mosaico del foro di Ostia ("navicularii turritani").
Tra il III e l'inizio del IV secolo d.C. si intensificò l'attività edilizia con la costruzione degli edifici ancora oggi apprezzabili nell'area archeologica e documentabile anche attraverso cospicui resti di decorazioni marmoree, bassorilievi, statue. Alcune iscrizioni ricordano costruzioni o restauri di edifici, come il restauro del tempio della Fortuna e della basilica con il tribunale (non ancora identificati) per iniziativa del governatore Marco Ulpio Vittore nel 244 d.C.
A questo periodo risalgono anche la costruzione del tratto di mura lungo la sponda d. del rio Mannu, l'ultima fase delle "terme centrali" e probabilmente le "terme Pallottino".
Tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d.C. la città ospitò le sessioni giudiziarie provinciali ("conventus") e lo stesso governatore dell'isola, per alcuni mesi all'anno: ciò è attestato dalla citata iscrizione relativa al tempio della Fortuna, dalla dedica del governatore Valerio Domiziano, nel 305 d.C., in onore di Galerio Cesare e dalla dedica a Licinio Augusto da parte del governatore Tito Settimio Gianuario, tra il 312 e il 319 d.C.
La crescita urbana si arrestò tra la fine del IV e gli inizi del V sec. d.C..
Non si conosce la reale estensione della città, ma la dislocazione delle necropoli può dare dei punti di riferimento. Sono state identificate tre aree funerarie: la necropoli occidentale (o di Marinella) sulla riva sinistra del rio Mannu, quella meridionale (o di Monte Agellu) estesa al di sotto dell'attuale centro cittadino e quella orientale che si estende nel lungomare e che comprende l'ipogeo di Tanca Borgona, il complesso funerario di Scogliolungo, le tombe di Balai e il complesso ipogeico di San Gavino a mare.
Alla luce di queste considerazioni, appare poco probabile un'estensione della città fino all'area dell'attuale centro (corso Vittorio Emanuele II, area al di sotto della Banca Nazionale del Lavoro e presso la piazza Umberto I), se non per alcuni punti nei quali gli scavi hanno evidenziato strutture abitative e magazzini che si sovrappongono e che spesso vengono ricoperti da sepolture. È probabile che lo sviluppo di queste aree periferiche si riferisca al momento della massima espansione della città, in età severiana (III secolo d.C.).
Area archeologica di Turris Libisonis
Storia degli scavi
Le prime indagini furono condotte nel 1614 dall'arcivescovo Gavino Manca di Cedrelles e interessarono l'interno della basilica di San Gavino. Nel 1819 il frate Antonio Cano scavò nella zona delle "terme centrali", ricorrendo all'utilizzo di polveri da sparo e distruggendo interi settori. La maggior parte dei successivi rinvenimenti archeologici si deve alle attività di sbancamento in occasione di lavori di pubblica utilità: la realizzazione della ferrovia (1872) e dell'acquedotto (1882), l'ampliamento della ferrovia (1924-1928). La Soprintendenza archeologica ha introdotto negli ultimi cinquant'anni, con buoni risultati, le moderne metodologie di scavo, ed ha operato, spesso in situazioni di emergenza, compatibilmente con le esigenze di sviluppo della città moderna. Massimo Pallottino e Guglielmo Maetzke portarono alla luce, tra gli anni 40' e 60', impianti termali, edifici pubblici, quartieri abitativi e produttivi. Dagli anni 70' ad oggi sono state indagate zone abitative e produttive poste al di sotto del centro cittadino e, soprattutto, aree cimiteriali. Attualmente si stanno conducendo scavi lungo il corso del rio Mannu, presso il Colle del Faro, relativi ad un edificio che è con tutta probabilità una villa.
Bibliografia
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