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torre di Longonsardo

torre di Longonsardo

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La torre di Longonsardo è raggiungibile dall'abitato di Santa Teresa Gallura: dalla piazza Vittorio Emanuele si percorre via XX Settembre, che conduce allo sperone roccioso sul quale sorge la torre.

Il contesto ambientale
Il fortilizio ha il nome di Longonsardo dall'omonimo castello trecentesco, distrutto nel 1422. Dopo la fondazione dell'abitato di Santa Teresa Gallura, nella prima metà del XIX secolo, ha assunto anche il nome di Torre di Santa Teresa.
La torre è situata nell'estremo N/E, fra le baie di Santa Reparata e di Porto Longone, e dominava l'intera insenatura, svolgendo funzioni di controllo dei traffici e garantendo la difesa contro gli assalti corsari. Nello stesso tempo, rappresentava un blocco alle possibili attività di contrabbando dalla Corsica.

Descrizione
La torre, in granito, è costituita da una struttura, che dalla base fino a metà altezza ha forma troncoconica, mentre nella parte superiore è cilindrica. Ha un diametro di 19 m alla base della scarpa e di 16,2 nel corpo cilindrico superiore, con altezza media di 11 m. L'accesso al corpo principale è situato a 6 m da terra e conduce alla casamatta, il grande vano cupolato a prova di bomba; questo ambiente ha un diametro di 10 m ed è sostenuto da un grande pilastro centrale. Speculare all'entrata vi è un'altra apertura, mentre alla d. è situata la scala, interna alla muratura, che conduce alla piazza d'armi.
Un primo sistema di vigilanza, a guardia del porto di Longonsardo contro il contrabbando e le escursioni barbaresche, fu istituito nel febbraio 1556; dopo poco tempo, però, si sentì la necessità, per un maggior controllo della zona, della realizzazione di una struttura difensiva. La torre fu edificata probabilmente entro il 1577, perché citata dalla Carta della Sardegna dell'architetto Rocco Capellino. Già alla fine del secolo il fortilizio subì i primi attacchi da parte dei pirati barbareschi.
Precedentemente al 1720 furono eseguiti dei mediocri interventi di restauro, che richiesero, successivamente, nuove riparazioni; soltanto nel 1777 fu eseguita una ristrutturazione generale, su progetto del capitano Cochis.
La torre è definita da documenti d'archivio "de armas", cioè "gagliarda", di difesa pesante; fra il 1767 e il 1794 è attestato un "alcaide", con un artigliere e quattro soldati.
Nel 1791 fu aggiunta, nella piazza d'armi, una mezzaluna, dalla forma a cupola, retta da una colonna e realizzata da travi in ginepro. All'interno di questa, con tramezzi in mattoni, furono ricavate delle stanzette per la guarnigione, ognuna dotata di caminetto e di feritoie per il fuoco di fucileria. Nella terrazza superiore, inoltre, fu aggiunta una garitta sporgente. Alla base della torre fu edificato, nel settore N, un rivellino, cioè una cinta muraria trapezoidale; al suo interno fu ricavata una caserma per i dragoni con alloggi, forno per il pane e una macina per il grano.
Nel giugno del 1802 la torre fu presa d'assalto e conquistata da rivoltosi Sardi e da alcuni provenienti dalla Corsica, comandati dal prete Sanna Corda; dopo una breve occupazione, le truppe regie attaccarono la fortezza e costrinsero alla resa i congiurati, poi condannati a morte.
Nella prima metà dell'Ottocento furono eseguite riparazioni d'ordinanza, finché nel 1842 non fu soppressa la Reale Amministrazione delle Torri. Quattro anni dopo la torre fu dismessa.
Negli anni trenta del Novecento crollarono le due garitte di guardia e, durante la seconda guerra mondiale, la torre divenne l'alloggio di un reparto di paracadutisti, che costruì la scalinata esterna. Attualmente non è più visibile la mezzaluna costruita nel 1791, mentre rimangono poche tracce del rivellino.

Storia degli studi
La torre è compresa nelle principali opere sulle fortificazioni costiere in Sardegna.

Bibliografia
E. Pillosu, [i]Le torri litoranee in Sardegna[/i], Cagliari, Tipografia La Cartotecnica, 1957;
E. Pillosu, "[i]Un inedito rapporto cinquecentesco sulla difesa costiera di Marco Antonio Camos[/i]", in Nuovo Bullettino Bibliografico Sardo e Archivio delle tradizioni popolari, V, 1959;
F. Fois, [i]Torri spagnole e forti piemontesi in Sardegna[/i], Cagliari, La Voce Sarda, 1981;
G. Montaldo, [i]Le torri costiere in Sardegna[/i], Sassari, Carlo Delfino, Sassari 1992;
F. Russo, [i]La difesa costiera del Regno di Sardegna dal XVI al XIX secolo[/i], Roma, Stato maggiore dell'Esercito, Ufficio storico, 1992;
G. Montaldo, "[i]Forti e Torri Costiere[/i]", in Le Architetture fortificate della Sardegna centro-meridionale. Atti della Giornata di Studio, Cagliari 16 ottobre 1999;
M. Rassu, [i]Guida alle torri e forti costieri[/i], Cagliari, Artigianarte, Cagliari 2000.

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