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torre di San Gemiliano

torre di San Gemiliano

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Tortolì è raggiungibile tramite la SS 198 o l'orientale sarda, SS 125. Per arrivare alla torre bisogna superare la cittadina e proseguire verso la strada (4 km circa), che porta a Marina di San Gemiliano; dalla spiaggia si prosegue per altri 500 m e si sale sulla scogliera fino alla torre.

Il contesto ambientale
Nel XVII secolo la torre era chiamata "del Zaccurro". Nel secolo successivo fu anche chiamata del "Iacuri", del "Saccuru", del "Zacuro", o anche, nel XIX secolo, della "Punta del Sacurro" poi distorta in "Punta del Soccorso". Il titolo di San Gemiliano, comparso solo nel 1767, insieme ad altri appellativi, come San Milano, si lega alla vicina chiesetta campestre di San Gemiliano.
La torre, a 42 m slm, ha un colpo d'occhio di 25 km. Controllava la spiaggia di Orrì e di Cea ed era in contatto diretto con le torri di Bari Sardo, a S e con la torre, non più esistente, di Bellavista, a N/E.

Descrizione
La struttura architettonica della torre appare particolarmente slanciata. La forma è troncoconica, con 12 m di altezza per soli 7 m di diametro; la camera interna, dove alloggiava la guarnigione, è posta a circa 4 m d'altezza ed è costituita da un piccolo vano voltato a cupola di circa 13 mq. A questo ambiente, detto anche casamatta, si accede attraverso un boccaporto; radialmente all'ingresso vi sono due troniere o feritoie. Per accedere alla piazza d'armi, cioè al terrazzo superiore esterno, si utilizzava una scala di legno che passava tramite un'apertura praticata nella volta della casamatta; nella terrazza si possono osservare, nel muro di spalamento, le cannoniere e i vani delle garitte. La torre fu realizzata con rocce granitiche locali.
Inizialmente non prevista in progetti cinquecenteschi, la torre risale probabilmente al primo quarto del XVII secolo; è, infatti, registrata nella "Carta sulla descripcion de la Isla Y Reyno de Sardena", di Francesco Vico del 1639.
Nuovamente citata da documenti del 1720, quali la relazione del I commissario di artiglieria, fabbriche e fortificazioni, Cagnoli, il fortilizio appare in buono stato, mancandovi solamente una porta.
La torre, pur essendo stata progettata con funzioni di guardia, poteva anche essere utilizzata per la difesa leggera; dalla relazione del 1767 del piemontese Ripol, si documenta la presenza di un "alcaide" (capitano della torre) e di due soldati e di un arsenale costituito da sei fucili, due spingarde e un cannone.
Nel 1798 il fortilizio fu gravemente danneggiato da un fulmine e, con una forte spesa, furono approntati dei lavori di riparazione su progetto del capitano ingegnere Marciot; altre ristrutturazioni sono attestate nel 1798.
Da una relazione del 1828 si ricava che la torre versava in una situazione così disastrosa che la guarnigione era costretta ad alloggiare nella vicina chiesetta di San Gemiliano; dopo questa segnalazione, fu incaricato l'architetto Melis di eseguire un progetto di restauro, completato due anni dopo.
Dopo la soppressione, nel 1842, della Reale Amministrazione delle Torri, la torre risulta sotto l'amministrazione del "Iudicado de Ollastre", come quelle di Bari Sardo e di Larga Vista; soltanto qualche anno dopo, fu dismessa.

Storia degli studi
La torre è compresa nelle principali opere sulle fortificazioni costiere in Sardegna.

Bibliografia
E. Pillosu, [i]Le torri litoranee in Sardegna[/i], Cagliari, Tipografia La Cartotecnica, 1957;
F. Fois, [i]Torri spagnole e forti piemontesi in Sardegna[/i], Cagliari, La Voce Sarda, 1981;
G. Montaldo, [i]Le torri costiere in Sardegna[/i], Sassari, Carlo Delfino, Sassari 1992;
F. Russo, [i]La difesa costiera del Regno di Sardegna dal XVI al XIX secolo[/i], Roma, Stato maggiore dell'Esercito, Ufficio storico, 1992;
G. Montaldo, "[i]Forti e Torri Costiere[/i]", in Le Architetture fortificate della Sardegna centro-meridionale. Atti della Giornata di Studio, Cagliari 16 ottobre 1999;
M. Rassu, [i]Guida alle torri e forti costieri[/i], Cagliari, Artigianarte, Cagliari 2000.

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