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Complesso di Sant'Imbenia

Complesso di Sant'Imbenia

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Dalla SS 131, in prossimità di Sassari, si imbocca la strada per Alghero fino all'innesto con la SS 127bis. Si prosegue sulla stessa strada fino all'ingresso della città e si continua sempre sulla SS 127bis, in direzione di Fertilia-Porto Conte, fino all'individuazione dell'apposita segnaletica. L'area archeologica sorge a circa m 50 dalla struttura alberghiera dell'Hotel Baia di Conte.

Il contesto ambientale
Il complesso è situato in prossimità del mare, sulla baia di Porto Conte, delimitata ad O dal promontorio di Capo Caccia e ad E da Punta Giglio.

Descrizione
Il complesso è costituito da un nuraghe e da un villaggio di capanne, verso il quale si è prevalentemente orientato l'interesse degli archeologi.
Il nuraghe è costituito da una torre centrale rifasciata da un bastione a profilo retto-convesso-curvilineo che include due torri minori ad ENE e SSE. L'ingresso della struttura è ad ESE. Le torri secondarie sono conservate nei filari di base. La struttura viene datata al bronzo medio.
Il villaggio, risalente agli inizi dell'età del Ferro, si sviluppa a N/O del nuraghe. Le abitazioni, di forma sub-circolare e sub-rettangolare, sono articolate in "isolati" con più vani che si raccordano generalmente su una corte centrale. Gli isolati sono separati da stradine e piazzette lastricate.
Gli scavi hanno messo in luce ambienti comunitari a pianta circolare, arredati con banconi-sedile e grandi bacili di pietra, ed altri collegati con funzioni produttive. Di eccezionale interesse è la capanna dei ripostigli, che ha restituito numerose panelle di rame, prevalentemente del tipo piano-convesso, per un totale di 43,7 kg. Le panelle erano conservate all'interno di un'anfora fenicia del tipo Bartoloni B2 databile tra la fine dell'VIII secolo a.C. e la prima metà del VII secolo a.C. Un secondo ripostiglio di 44,6 kg è stato rinvenuto all'interno di un'anfora di ispirazione fenicia ma di evidente fabbricazione nuragica.
Accanto a cospicui materiali ceramici fenici e di fabbricazione levantina, il villaggio ha restituito ceramiche greche, tra cui uno "skyphos" a semicerchi pendenti della prima metà dell'VIII secolo a.C., che rappresenta il più antico prodotto d'importazione euboica nel Mediterraneo centrale.
Sulla base di numerosi indizi quali la produzione locale dell'anfora Bartoloni B2 (desumibile dalla presenza di fessure createsi in fase di cottura), l'abbondante quantità di ceramica fenicia da trasporto, da mensa, e da cucina, con la tipica pentola di produzione levantina, è stata correttamente ipotizzata e ulteriormente rafforzata dall'attestazione epigrafica di un antroponimo di probabile origine filistea la presenza stabile di fenici provenienti dalla costa siro-palestinese, forse insediati in qualità di "prospectors" all'interno dell'insediamento nuragico.
Lo stretto rapporto intessuto in seno alla comunità indigena e la conseguente trasmissione di nuovi modelli culturali è percepibile negli elementi della cultura materiale: imitazione di forme ceramiche allogene e utilizzo del tornio veloce per la realizzazione di brocche askoidi con decorazione di tipo orientalizzante.
La compresenza nel sito di materiale di produzione levantina e greca sembrerebbe indicare un commercio non concorrenziale ma cogestito tra fenici e greci euboici, almeno per l'VIII secolo a.C. e la prima metà del VII secolo a.C. Non è però è ipotizzabile una presenza stabile greca a Sant'Imbenia, poiché il materiale ceramico, con ogni verosimiglianza veicolato dal commercio orientale, si riferisce alla sfera simposiaca, contrariamente alla produzione fenicia dove prevalgono le anfore da trasporto e la ceramica d'uso quotidiano.
Posizionato in un luogo strategico lungo la rotta marittima da e per la penisola iberica, e ubicato in prossimità di territori particolarmente ricchi di metalli, quali l'argento (Argentiera), il ferro (Canaglia) e il rame (Calabona), Sant'Imbenia dovette essere un attivo centro di commercializzazione e smistamento di prodotti locali e allogeni.
Nel VII secolo a.C., l'insediamento decadde. Il quadro commerciale era mutato, i fenici convogliavano i loro traffici verso le proprie colonie e scali costieri del S/O e del S/E della Sardegna.

Area del Complesso di Sant'Imbenia

Storia degli scavi
Le prime indagini sistematiche furono condotte tra il 1982 e il 1990 da Susanna Bafico, Fulvia Lo Schiavo, Ida Oggiano e David Ridgway.

Bibliografia
S. Bafico-R. D'Oriano-F. Lo Schiavo, "Il villaggio nuragico di Sant'Imbenia ad Alghero (SS). Nota preliminare", in [i]Atti del III Congresso Internazionale di Studi Fenici e Punici[/i], Tunis, 1995, pp. 87-98;
"Fenici e indigeni a Sant'Imbenia (Alghero)", in [i]Phoinikes b Shrdn. I Fenici in Sardegna: nuove acquisizioni[/i], catalogo della mostra, (Oristano, Antiquarium Arborense, luglio-dicembre 1997), a cura di P. Bernardini-R. D'Oriano-P.G. Spanu, Cagliari, La Memoria Storica, 1997, pp. 45-53;
I. Oggiano, "[i]La ceramica fenicia di Sant'Imbenia", in La Ceramica fenicia di Sardegna: dati, problematiche, confronti. Atti del Primo Congresso Internazionale Sulcitano[/i] (Sant'Antioco, 19-21 settembre 1997), a cura di P. Bartoloni-L. Campanella, collana "Collezione di studi fenici", Roma, 2000, pp. 235-58.

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