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Chiesa di San Domenico

Chiesa di San Domenico

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Si trova in via Felice Cavallotti nel centro storico. A circa 7 min. di cammino dalla Chiesa del Collegio, l'edificio è facilmente raggiungibile anche da Piazza Lamarmora: passando da via Mercato Vecchio è sufficiente svoltare a s., percorrere completamente via Corradino e quindi svoltare a d.

Il contesto ambientale
La chiesa accorpata ad una serie di case dell'antica Iglesias, uniforma perfettamente altezza alla linea delle residenze limitrofe. Originariamente l'edificio risultava su un percorso di collegamento tra Porta Sant'Antonio a Nord e la Ruga Mercatorum, attuali via Azuni ed un tratto di via Martini. La volumetria dell'edificio è strettamente legata al tessuto residenziale circostante: infatti la chiesa è edificata su due lotti. Dalla strada l'asse dell'edificio è in rapporto visivo con la collina, la parte posteriore affaccia su via Eleonora, asse di collegamento con Fluminimaggiore. Anticamente via Cavallotti, un tempo via San Domenico, era una delle arterie principali della città e definiva il confine fisico del quartiere Castello, la zona settentrionale del centro medioevale, in prossimità della Porta Sant'Antonio.

Descrizione
Per un'esigenza funzionale al culto, essendo l'unico servizio religioso del quartiere Castello dall'arrivo dei Domenicani nel XIV secolo, il collegamento tra la chiesa e il convento avveniva mediante un passaggio aereo a travatura lignea. Questo permetteva di aggirare il ruscello che allora scorreva per via Eleonora. Fu demolito per esigenze di viabilità nella seconda metà dell'Ottocento, circa quando la chiesa diventò proprietà comunale. Nel 1910 si aggiunsero le cappelle del lato destro e, poco dopo, il presbiterio venne demolito per la costruzione di una strada. Oggi gli interventi di restauro, oltre ad aver abbassato il pavimento, hanno privilegiato l'aspetto di consolidamento e manutenzione dell'edificio.
Non esistono fonti dirette documentanti le vicende storico-costruttive della chiesa ma è noto che l'edificio sorse nello stesso luogo dove precedentemente si trovava la SS. Trinità menzionata dal Breve di Villa di Chiesa, statuto giuridico della città medioevale. Principale committente del cambiamento fu la famiglia Cannavera soprattutto per opera di due ecclesiastici: il canonico Michele Fenza e Nicolò Cannavera, vescovo di Alghero dal 1604 al 1611, cui sono attualmente dedicate la via e la piazza limitrofe. Infatti nel 1610 il canonico Fenza offrì una donazione ai Domenicani affinché erigessero un convento ed una chiesa per occuparsi dell'istruzione dei bambini meno abbienti, i quali, vuole la leggenda, abbiano partecipato al trasporto dei materiali durante i lavori di costruzione ragion per cui l'edificio è noto anche col nome di "Cresia de is picciocheddus" (Chiesa dei bambini). Per quanto riguarda il vescovo Cannavera, il ruolo fondamentale che ebbe come committente è ancora leggibile sul lato destro dell'aula dove si trova l'acquasantiera, con inciso il suo stemma e datata 1611, e due lapidi,: una col suo ritratto, l'altra sepolcrale. Rimosse durante la risistemazione del pavimento, insieme a quella del canonico Francesco Fontana ora sopra la pila, oggi le lapidi sono appese lungo la parete. Allo stesso modo, a sinistra, è collocata la lastra dell'ossario, datata 1772, opera di Giovanni Pintus e Francesco Cogotti. Le quattro lastre marmoree, nonostante non si trovino più nella propria collocazione originale, rimangono il fattore visuale caratterizzante l'edificio. L'interno della chiesa, di dimensioni contenute, ha pianta a navata unica con due cappelle per lato, sotto il patronato delle corporazioni di mestiere che ne finanziarono i lavori. Quelle del lato destro, aggiunte nel 1910 alterando il ritmo dei quattro archi a sesto acuto, si discostano dal progetto iniziale dell'edificio. La seconda cappella, dedicata a Santa Barbara dal Gremio dei minatori, si distingue per essere stata ricavata nella roccia, che rimane a vista. Oggi è intitolata alla Madonna di Lourdes. Tutte le cappelle hanno volta a botte tranne la seconda a sinistra. Intitolata prima alla Madonna della Difesa e successivamente all'Addolorata, riprende, in scala minore, la volta a cupola con lanterna delle cappelle della Cattedrale. Oggi la lanterna è cieca a causa della demolizione novecentesca della zona presbiteriale ora rialzata rispetto alla navata. Sulla facciata della chiesa è presente un portale, simile a quello meridionale del duomo di Cagliari, inquadrato da colonne corinzie e da architrave su cui è inciso lo stemma dei Cannavera. Il frontone merlato racchiude un arco trilobato che contiene la finestra semicircolare, principale fonte di luce dell'edificio. Sui lati del portale compaiono due piccoli rosoni.

Storia degli studi
Notizie sulla chiesa si trovano nella pubblicazione di G. Murtas sulla diocesi di Iglesias.

Bibliografia
[i]Diocesi di Iglesias[/i], a cura di G. Murtas, collana "Chiese e Arte Sacra in Sardegna", Cagliari, Zonza, 2001.

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