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tempio di Genna Cantoni

tempio di Genna Cantoni

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L'area archeologica è raggiungibile attraverso la SS 130 deviando per la SS 196 fino al km 27, in prossimità dell'ingresso di Villacidro, da cui si percorrono infine 13 km per Monti Mannu. Al termine della strada asfaltata ci si innesta a s. in una strada sterrata seguendola per circa 2 km fino all'area sacra di Matzanni. Una ulteriore strada inizia nel Comune di Vallermosa e s'inerpica sul versante est del monte Su Cuccurdoni Mannu e raggiunge l'area archeologica.

Il contesto ambientale
La località è situata lungo le propaggini S/E del massiccio del Linas, su un valico lungo la via di penetrazione valliva tra il Campidano di Cagliari e la pianura di Domusnovas.

Descrizione
Nei pressi del tempio punico, in località Matzanni, sorgeva un importante complesso sacro di età nuragica, databile a partire dall'età del ferro, articolato in tre templi a pozzo e raggruppamenti di ambienti a pianta circolare interpretabili come capanne. Tra i reperti si segnalano una coppa in lamina bronzea dorata di probabile produzione etrusca, del VII secolo a.C., un puntale di lancia e il bronzetto di offerente noto come ''Barbetta'', i cui tratti tradiscono modi di tradizione vicino-orientale.
Il proseguimento del culto e la valorizzazione dell'area da parte dei Cartaginesi sembra riproporre, con importanti implicazioni di ordine storico, la situazione evidenziata nel tempio di Antas, dove il culto punico dedicato a Sid è strettamente legato alla precedente devozione nei confronti di un dio nuragico definito come ''padre''.
Le reali motivazioni politiche ed economiche che portarono a simili fenomeni di sincretismo e di rivitalizzazione della tradizione si inquadrano agevolmente tra le attività promosse da Cartagine in Sardegna e finalizzate principalmente all'acquisizione dei metalli, secondo un progetto perseguito dalla metropoli nordafricana a partire dal V secolo a.C. e rivolto ai bacini minerari del Guspinese e dell'Iglesiente.
Il tempio punico è costruito con blocchi isodomi di calcarenite ed è presumibilmente orientato sull'asse N/S. Ha una pianta regolare di m 7 x 12. Il coronamento era costituito da una modanatura continua punica ''a gola egizia'' del tipo presente nei templi ''a semicolonne doriche'' e ''delle gole egizie'' di Tharros, e del tempio di Antas. Negli strati di crollo che circondano il tempio sono stati individuati anche alcuni elementi angolari.
La copertura del sacello era in materiale ligneo, come farebbero supporre gli incastri individuati su alcuni blocchi e funzionali alla travatura del tetto. Avanzano anche frammenti dell'intonaco parietale e pavimentale che abbelliva gli interni.
Gli scarsi reperti ceramici si riferiscono ad una fase di frequentazione del sito riportabile al II secolo a.C., mentre una moneta di Antonino Pio (86-161 d.C.), trovata presso i templi nuragici di Matzanni, sembra l'unica testimonianza che riporta alla fase imperiale romana.
In considerazione dello stato attuale degli studi, non è possibile precisare con certezza la datazione del primitivo impianto del santuario. Le tecniche architettoniche e il significato storico-strategico di ottica cartaginese, indurrebbero però a ipotizzare l'edificazione del tempio nella prima metà del IV secolo a.C., in un periodo di poco posteriore alla costruzione del tempio di Antas e in una fase storica segnata dal consolidamento della presenza punica nella Sardegna centro-meridionale.

Storia degli scavi
Segnalata nel 1900 da Domenico Lovisato e, successivamente, da Antonio Taramelli, Giovanni Lilliu, Ferruccio Barreca e Sabatino Moscati, non è stata sottoposta a scavi archeologici sistematici o ad indagini mirate.

Bibliografia
G. Lilliu, ''Antichità nuragiche nella Diocesi di Ales'', in [i]La Diocesi di Ales-Usellus-Terralba: aspetti e valori[/i], Cagliari, Fossataro, 1975, pp. 155-157;
F. Nicosia, ''Etruskische Zeugnisse und Einflüsse'', in [i]Kunst und Kultur Sardiniens: vom Neolithikum bis zum Ende der Nuraghenzeit[/i], Karlsruhe, C.F. Murler, 1980, p. 207, n. 32;
R. Zucca, ''Iglesias. Loc. Genna Cantoni'', in [i]I Sardi. La Sardegna dal Paleolitico all'età romana[/i], a cura di E. Anati , Milano, Jaca Book, 1984, pp. 107-108.

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