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palazzo vescovile

palazzo vescovile

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L'episcopio di Iglesias sorge fra il Comune e la cattedrale. Da piazza Sella è raggiungibile in pochi minuti di cammino. Oltrepassando corso Matteotti (detto via Nuova), si prosegue per piazza La Marmora al cui bivio si avanza verso s. per via Sarcidano e da qui, sempre dritti, ci si immette in piazza Pichi e in vico Duomo che porta direttamente in piazza Municipio.

Il contesto ambientale
L'edificio si estende su tre strade del centro storico: via della Decima, vico delle Carceri e via Pullo. La facciata è elemento determinante di piazza Municipio sia in senso spaziale, in quanto la delimita lateralmente, sia in senso monumentale. Infatti la piazza rappresenta il baricentro cittadino in cui tutto è giocato sul significato simbolico degli edifici: non è un caso l'episcopio affianchi il municipio che, in una tipica sistemazione urbanistica medioevale, fronteggia il duomo. Dirimpetto al vescovado si trovano edifici adibiti ad abitazioni private con la caratteristica, costante nel tempo, di avere al pianterreno attività commerciali.

Descrizione
Il vescovo di Sulci è attestato a Iglesias già dal XIV secolo, quando la sede ufficiale della diocesi era ancora Tratalias, ma non si sa dove avesse la sua residenza. Il primo progetto dell'episcopio fu stilato nel 1763 dall'ingegnere militare piemontese Saverio Belgrano di Famolasco, fra i primi e più abili diffusori nell'isola di quelle novità architettoniche con cui gli architetti dei Savoia riuscirono a volgere, in chiave più sobria e matematica, i suggerimenti del barocco in consapevole contrapposizione alla Francia di Luigi XIV.
A quello del Belgrano seguirono tre progetti, sempre ad opera di ingegneri militari piemontesi: quello di Francesco Daristo nel 1773, quello del Cochis nel 1778, e quello del Marciot nel 1782. Alla fine si realizzò un edificio, inizialmente anche sede del Seminario, in cui la sobrietà settecentesca dei primi progetti si armonizza con gli stilemi storicistici di fine '800.
La data riportata dall'iscrizione a s. della porta principale, "Munere / Caroli Alberti I Regis / Pia Domus / Industria Erecta / AN. 1835" indica i rifacimenti del prospetto. Nel 1890 l'edificio, rovinato in alcune parti, viene abbandonato dal vescovo che si trasferisce nel seminario vescovile (l'ex collegio gesuita), mentre il Comune tenta di appropriarselo per adibirlo ad uffici pubblici. Si intraprende così il restauro finanziato da tutti i comuni della diocesi. Dopo l'appalto nel 1902 all'impresario Felice Berci, i lavori si protrassero fino al 1906, comprendendo anche la galleria che unisce l'episcopio alla cattedrale. Un'altra trasformazione novecentesca, avvenuta per esigenze funzionali, ha interessato l'ala d. su via Pullo, dove si trovavano le stalle e lo spazio adibito a parcheggio delle carrozze. Il luogo ora è sede di attività culturali e della Caritas. Il cortile interno è stato diviso per costruirvi un Auditorium. Nel 1957-58 una nuova copertura piana a terrazzo ha sostituito l'originale a più falde con tegole a coppi.
Il monumento, caratterizzato da una forte volumetria, si articola su tre livelli segnati da cornici marcapiano. All'ingresso principale si accede attraverso tre gradini; il frontone reca negli stipiti due bacoli vescovili. In corrispondenza del portale, al piano nobile, si trova il balcone, unico elemento aggettante della facciata. Sorretto da quattro mensole, è munito un parapetto a colonnine.
Dal basamento del piano terra, intonacato in finta pietra, partono quattro lesene giganti che, prima di esaurirsi nel cornicione, suddividono la facciata in tre specchiature. Ogni zona, inoltre, è divisa dai tre assi verticali individuati dalla finestre: nel piano terra sono rettangolari, con davanzale e chiuse da ferri battuti; recano decori in finti trafori sopra sull'architrave. Nel piano intermedio, invece, sono sormontate da oculi a fiore. All'ultimo piano, di stile decisamente neogotico, le cortine in calcare bianco applicate alle finestre alleggeriscono la struttura. Questa soluzione eclettica, alludendo ad analoghi modi catalani presenti ad Iglesias, contribuisce a comporre i diversi suggerimenti stilistici che arrivano dagli edifici della piazza: la cattedrale duecentesca, il purismo del municipio fino al revival classicista delle facciate che fronteggiano il palazzo vescovile.

Storia degli studi
Il palazzo è oggetto di una sintetica scheda nel volume di Salvatore Naitza sull'architettura tardoseicentesca e purista (1992).

Bibliografia
D. Pescamona, "Nuovi contributi alla conoscenza dell'attività degli ingegneri militari in Sardegna nel secolo XVII", in [i]Bollettino d'Arte[/i], 28, novembre-dicembre 1984;
A. Ingegno, [i]Iglesias. Un secolo di tutela del patrimonio architettonico[/i], Oristano, S'Alvure, 1987;
S. Naitza, Architettura dal tardo ‘600 al Classicismo purista, collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 1992, sch. 74;
F. Masala, [i]Architettura dall'Unità d'Italia alla fine del '900[/i], collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 2001, pp. 22, 45.

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