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Chiesa di San Giovanni di Sinis

Chiesa di San Giovanni di Sinis

Cabras, chiesa di San Giovanni di Sinis

Si lascia la SS 131 all'altezza di Siamaggiore per prendere la SP 12 verso Zeddiani, proseguendo per Riola Sardo sulla SP 66. Dopo pochi km si gira a s. sulla SP 62 e si imbocca la SP 7 in direzione di San Salvatore, dove si prende la SP 6 per l'ultimo tratto del percorso verso Tharros, fino al mare e alla chiesa di San Giovanni di Sinis.

Il contesto ambientale
Il sito dove sorge la chiesa di San Giovanni di Sinis corrisponde a un settore della necropoli fenicio-punica dell'antica città di Tharros. Il perdurare dell'uso cimiteriale dell'area in epoca cristiana è testimoniato da vari reperti, fra cui una mensa funeraria epigrafica di forma circolare. Scavi recenti hanno ritrovato i resti di un più antico edificio di culto cristiano.

Descrizione
La chiesa di San Giovanni di Sinis esercita un forte impatto grazie al contrasto con il panorama marino, alla prossimità dello scenografico capo San Marco, dove insistono i ruderi dell'antica città di Tharros, alle sue forme levigate e alla cupola che conclude i ritmi curvilinei dei volumi architettonici.
L'edificio è il risultato della trasformazione longitudinale trinavata di una chiesa bizantina con pianta a croce inscritta, databile al VI-VII secolo, della quale rimangono il corpo cupolato e i bracci trasversali, con bifore aperte in epoca protoromanica (XI secolo).
L'osservazione dall'esterno consente di individuare i diversi corpi di fabbrica: cubo centrale sopraelevato rispetto ai volumi laterali che lasciano intravedere il transetto sormontato da una cupola e chiuso a E dall'abside.
All'interno della chiesa si notano le tracce di ammorsatura di una volta a botte originariamente impostata a livello più basso dell'attuale, frutto di ricostruzione. Sempre alla fase d'ampliamento appartengono l'abside, caratterizzata dall'estradosso rientrante sul filo d'imposta, e gli archi ciechi addossati ai fianchi delle navate laterali.
Nella parte più antica della chiesa, si constata con quale perizia i costruttori dell'età bizantina hanno realizzato la cupola, raccordando lo spazio quadrato delimitato ai vertici dai pilastri con l'imposta circolare della cupola. Il raccordo è reso possibile dall'uso di pennacchi, soluzione al contempo ardita ed elegante, comune ad altre aree sotto l'influenza di Costantinopoli.

Vedi la pianta e le sezioni del monumento

Storia degli studi
La chiesa fu segnalata fin dal XIX secolo da Vittorio Angius. Nel 1953 Raffaello Delogu ne propose l'ascrizione al V secolo, restituendo un impianto a croce inscritta, ampliato nell'VIII-IX secolo sostituendo la zona occidentale con un'aula trinavata. L'interpretazione è stata accettata da Roberto Coroneo (1993), che ha però ritardato la trasformazione longitudinale all'XI secolo.

Bibliografia
V. Angius, "Cabras", in Goffredo Casalis, [i]Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna[/i], III, Torino, G. Maspero, 1836, pp. 6-18;
D. Scano, [i]Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo[/i], Cagliari-Sassari, Montorsi, 1907, pp. 19-29;
R. Delogu, [i]L'architettura del Medioevo in Sardegna[/i], Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 13-14;
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300, collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 6;
P.G. Spanu, [i]La Sardegna bizantina tra VI e VII secolo[/i], Oristano, S'Alvure, 1998, pp. 66-72;
R. Coroneo-M. Coppola, [i]Chiese cruciformi bizantine della Sardegna[/i], Cagliari, 1999, pp. 37-39;
M.G. Messina-D. Mureddu, "Nuovi elementi archeologici dal San Giovanni di Sinis", in Insulae Christi. [i]Il Cristianesimo primitivo in Sardegna, Corsica e Baleari[/i], Oristano, S'Alvure, 2002, pp. 239–244;
R. Coroneo-R. Serra, [i]Sardegna preromanica e romanica, collana[/i] "Patrimonio artistico italiano", Milano, Jaca Book, 2004, pp. 45-51;
R. Coroneo,[i] Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico-culturali[/i], Cagliari, AV, 2005, pp. 79.

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