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Torre di San Giovanni

Torre di San Giovanni

Cabras, torre di San Giovanni

All'uscita N di Oristano si prosegue per il ponte del Rimedio in direzione Sinis, San Salvatore e Tharros, a cui si arriva dopo circa 40 km. Il fortilizio risulta all'interno di un'area custodita in posizione sovrastante gli scavi di Tharros.

Il contesto ambientale
Il sito, dominante il golfo di Oristano, era già stato scelto dai Cartaginesi per impiantarvi l'acropoli di Tharros. La torre, a 50 m s.l.m., controllava tutto il litorale per un raggio di 28 km e teneva i contatti visivi con le torri di San Marco, Torre Grande, Marceddì, Capo Frasca, del Sevo e della Mora.

Descrizione
La torre prende nome dalla vicina chiesa altomedievale di San Giovanni di Sinis ed è una delle più imponenti del golfo, seconda solo a quella di Torre Grande. Fu edificata tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, probabilmente durante il regno di Filippo II, e forse durante il viceregno del De Moncada. Citata da Giovanni Francesco Fara, esisteva quindi prima del 1590 ed era comunque operativa nel 1623. Era una "torre de armas", cioè una torre "gagliarda", atta alla difesa. Esteriormente somigliante a due cilindri sovrapposti, ha un diametro di base di oltre 14 m e un'altezza, terrazzo compreso, di 11 m, a cui bisogna aggiungere la zoccolatura di fondazione e il parapetto della piazza d'armi (terrazza con le artiglierie all'aperto). Notevole anche lo spessore murario, di circa 4 m. Il materiale utilizzato per la costruzione è arenaria calcarea; si riconosce materiale di recupero dalle rovine punico-romane della zona.
Il boccaporto è realizzato con piedritti e architrave in pietra e si apre a più di 5 m da terra. Questa apertura dà adito ad un lungo corridoio attraverso la spessa muratura verso la camera interna, larga circa 6 m e voltata a cupola. Ricavate nello spessore murario vi sono la botola della cisterna e il caminetto, oltre l'accesso alla camera dell'alcaide (capitano della torre). A s. dell'ingresso si trova la scala che porta alla terrazza, che si compone di due rampe e nel piano intermedio si può entrare in un vano trapezoidale munito di feritoie.
Nel 1720 vennero compiute opere di riparazione e nel 1784 ulteriori opere di manutenzione. Secondo la relazione del Ripol, inviato dal Regno Piemontese, nel 1767 la torre era organizzata da una guarnigione composta da un alcaide, un artigliere e sei soldati. Nel 1808 e nel 1823 vengono segnalati nuovi interventi di restauro. La torre fu presidiata sino al 1846. Nel 1837 venne utilizzata dal La Marmora come punto geodetico. Nella seconda metà del XIX secolo, quando la torre fu presidiata per reprimere il contrabbando, le cannoniere vennero tamponate e sul terrazzo furono costruiti due alloggi, in muratura di pietrame e mattoni. Inoltre, per facilitarne l'accesso, al boccaporto venne addossato un corpo quadrangolare per una scala in legno a più rampe.

Storia degli studi
La torre è compresa nelle principali opere sulle fortificazioni costiere in Sardegna.

Bibliografia
G.F. Fara, [i]De Chorographia Sardiniae libri duo. De rebus sardois libri quattruor[/i], Torino, Ex Typographia Regia, 1835;
E. Pillosu, [i]Le torri litoranee in Sardegna[/i], Cagliari, Tipografia La Cartotecnica, 1957;
G. Montaldo, [i]Le torri costiere in Sardegna[/i], Sassari, Carlo Delfino, Sassari 1992;
F. Russo, [i]La difesa costiera del Regno di Sardegna dal XVI al XIX secolo[/i], Roma, Stato maggiore dell'Esercito, Ufficio storico, 1992;
F. Segni Pulvirenti-A. Sari, [i]Architettura tardogotica e d'influsso rinascimentale[/i], Nuoro, Ilisso, 1994, sch. 21;
M. Rassu, [i]Guida alle torri e forti costieri[/i], Cagliari, Artigianarte, Cagliari 2000.

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