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Cattedrale di Santa Maria Assunta

Cattedrale di Santa Maria Assunta

Oristano, cattadrale di Santa Maria Assunta

Dalla SS 131 si prende la SP 70 per arrivare, dopo poco più di 2 km, al centro di Oristano.

Il contesto ambientale
Nel centro storico di Oristano, sul sito di un insediamento tardoantico e bizantino, è ubicata la cattedrale di Santa Maria Assunta, che prospetta su un piazzale. Testimonianze archeologiche dell'abitato paleobizantino sono emerse nel sagrato della chiesa, dove sono state ritrovate sepolture del VII secolo.

Descrizione
Secondo la tradizione riportata dallo storico cinquecentesco Giovanni Francesco Fara, nel 1070 Orzocco I de Lacon-Zori trasferisce la capitale del giudicato di Arborea da Tharros a Oristano. Dal 1131 è sicuramente documentata l'"ecclesia sanctae Mariae de Orestano", già cattedrale. L'impianto romanico si colloca tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo. È probabile che avesse pianta trinavata, con l'abside a S/E e i setti divisori costituiti da otto colonne ciascuno, dal momento che sono sedici i fusti in marmo grigio rimasti. Nel primo trentennio del XIII secolo, quando era giudice Mariano II de Lacon-Gunale, la chiesa fu in parte riedificata. L'arcivescovo Torgotorio de Muru commissionò il tetto e le porte di legno a maestro Placentinus, che nel 1228 firmò i picchiotti in bronzo.
Verso la metà del XIV secolo, all'aula trinavata fu aggiunto un transetto, con quattro cappelle che affiancavano, due per parte, il presbiterio quadrangolare. Nella cappella detta "del Rimedio" o del Santissimo è collocata l'iscrizione funeraria di Filippo Mameli, datata 1348, che segna il termine ante quem per la ristrutturazione secondo modi gotico-italiani.
Le preoccupanti condizioni della chiesa portarono nel Settecento a una sua ristrutturazione. A seguito di una delibera del Capitolo arborense, convocato dal vescovo Antonio Nin il 4 maggio 1729, iniziarono i lavori di demolizione delle vecchie strutture romaniche e gotiche. I lavori furono affidati al cagliaritano Salvatore Garrucciu, che progettò, previo abbattimento totale del complesso, un impianto trinavato. Fu presentato anche un secondo progetto dall'ingegnere piemontese Antonio Felice De Vincenti, che prevedeva un'aula mononavata. Dopo un paio d'anni Garrucciu morì e i lavori furono affidati all'algherese Giovanni Battista Ariety, che seguì il secondo progetto, risparmiando alcune strutture del transetto gotico e il cosiddetto Archivietto, a pianta quadrata, realizzato tra il 1622 e il 1626 con funzione di cappella presbiteriale, per ampliare in senso longitudinale il coro gotico. Esso costituisce una delle strutture architettoniche più significative del secondo Plateresco isolano, in cui convivono armoniosamente il Classicismo italiano e la tradizione gotica. Nel 1745 la chiesa fu riconsacrata. Nell'Ottocento furono aperti i due cappelloni nelle testate del transetto.
La pianta è a croce latina, con ampia navata unica voltata a botte, sulla quale si aprono tre cappelle per lato; l'abside è rettangolare. All'incrocio col transetto un ampio tamburo ottagonale sorregge la cupola sormontata da una lanterna.
All'esterno l'edificio dichiara le varie sovrapposizioni di stili, dovute ai diversi rifacimenti. Al lato s. è il campanile a pianta poligonale, poggiato su un'alta base. Nel 1776, a seguito del rovina della volta della cella campanaria, l'ingegnere piemontese Francesco Daristo innalzò la zoccolatura esterna, obliterò le monofore ogivali e ricostruì la cella campanaria e la piccola cupola "a cipolla".

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