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Chiesa di Santa Sofia

Chiesa di Santa Sofia

San Vero Milis, chiesa di Santa Sofia

Da Oristano, lungo la SS 292 (Nord Occidentale Sarda), a circa 2 km dal paese di Donigala Fenughedu, si imboccare a d. la SP che attraversa Zeddiani e conduce a San Vero Milis.

Il contesto ambientale
La parrocchiale di Santa Sofia sorge dove l'abitato si arresta lungo la barriera naturale del corso d'acqua S'Arrieddu, verso E, in uno dei punti più bassi e umidi della zona.

Descrizione
L'edificio attuale è frutto di un'integrale ricostruzione in forme rinascimentali avviata nell'ultimo ventennio del XVI secolo e portata a termine nel 1604 a opera del genovese Agostino Carchi e del cagliaritano Francesco Escano, come riportato sull'epigrafe collocata sullo stipite destro dell'arco trionfale.
Pur presentando la consueta icnografia sardo-catalana con presbiterio meno ampio delle navate, manifesta nelle belle proporzioni dell'aula che si dilata nelle ampie e luminose cappelle laterali una concezione dello spazio e della luce di sapore ormai classicistico e si impone, così, come una delle più precoci manifestazioni del nuovo stile in ambito provinciale.
L'unica navata è voltata a botte ed è ripartita in tre ampie campate da sottarchi a tutto sesto che poggiano su paraste tuscaniche. Su di essa si affacciano tre cappelle per lato, coperte con volte a padiglione lunettato e caratterizzate da una profondità inconsueta che, con le ampie arcate di collegamento, anch'esse a tutto sesto, suggerisce il senso della spazialità e della luminosità di un edificio a tre navate.
Il prospetto, più tardo, è caratterizzato dalla tendenza eclettica locale che compone elementi gotici, rinascimentali e barocchi riletti in chiave vernacolare con chiari intenti grafico-planari. Esso, infatti, lega il rosone gotico, ormai privo di ruota, sopraccigliato e ornato da una modanatura a spirale con i portali timpanati di taglio rinascimentale nei quali si concentrano tutti gli elementi decorativi. Quello centrale presenta semicolonne tortili e scanalate affiancate, un fregio a girali e una teoria di palmette stilizzate molto deteriorate per l'azione erosiva degli agenti atmosferici. Nella mezzeria dell'architrave è scolpita la datazione del prospetto interpretabile come 1638 o 1648. I portali laterali sono più semplici e di dimensioni minori: unico elemento decorativo è una testina angelica nel punto mediano della trabeazione. Il paramento lapideo è in tufo, arenaria e vulcanite e presenta una pezzatura più accurata nella parte inferiore.
I lavori per la costruzione della torre campanaria iniziarono nel 1752 e si protrassero per circa mezzo secolo. La canna, a pianta quadrata, è realizzata in blocchi ben squadrati di arenaria del Sinis e raggiunge un'altezza complessiva di circa 40 metri. Eseguita senza condizionamenti da elementi preesistenti è, probabilmente, opera di uno dei numerosi ingegneri militari sabaudi in quel momento nell'isola. Imponente e massiccia, presenta un'impostazione ormai classicistica: unici elementi di tradizione barocca sono individuabili nelle decorazioni in pietra vulcanica rossa e nella cupola "a cipolla".

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