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necropoli di Montessu

necropoli di Montessu

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Dalla SS 130 in prossimità di Iglesias, si percorre la strada in direzione di Carbonia. Si imbocca la SP 126, si oltrepassano Carbonia e San Giovanni Suergiu, si incrocia la SP 77 e si continua, imboccandola, fino ad arrivare a Tratalias. Dall'uscita del paese, dopo averlo attraversato, si prosegue sulla provinciale in direzione della SP 79, che porterà a Villaperuccio. Si attraversa il centro abitato, si imbocca la SP 80 in direzione di Narcao e, dopo il rio Mannu, a 1 km circa, si svolta a s. e si seguono le indicazioni per la necropoli.

Il contesto ambientale
La necropoli si dispone scenograficamente in un anfiteatro trachitico naturale. È situata nel cuore del Sulcis e domina da una posizione elevata una fertile piana coronata di colline.

Descrizione
Montessu è la più imponente ed estesa necropoli di domus de janas della Sardegna meridionale Le tombe, una quarantina, sono prevalentemente del tipo a proiezione orizzontale e si diversificano per planimetria e grandezza.
Le sepolture più semplici hanno una camera circolare (m 1 di diametro) e una bassa volta curvilinea. Attraverso l'angusta porticina si introduceva il cadavere che veniva collocato in posizione fetale.
Lo schema planimetrico più diffuso è però quello pluricellulare, con camera maggiore circondata da più nicchie sopraelevate. Le camere sono precedute da vestiboli curvilinei o rettangolari, gli ingressi erano chiusi da portelli di pietra incassati in riseghe o in cavità scavate sulla soglia.
Altre sepolture, caratterizzate da ambienti quadrangolari, presentano profondi vestiboli in parte ricavati nella roccia e in parte delimitati da strutture ortostatiche, un'anticella e due camere disposte in successione assiale longitudinale. Cavità, nicchiette e coppelle fungono da luogo di posa di elementi di corredo o alludono al culto della dea-madre neolitica.
Si impongono per la diversità e la monumentalità due tombe situate alle estremità dell'anfiteatro roccioso e tra loro affrontate. Delimitate sulla fronte da allineamenti megalitici che disegnano spazi semicircolari, presentano un ampio padiglione che immette attraverso tre aperture (quella centrale più bassa e posta quasi al livello del suolo) nella stanza di fondo; qui sono scavati dei banconi che delimitano aree diverse. Dei fori nel pavimento e nel soffitto del padiglione d'ingresso testimoniano l'uso di bloccare i portelli di chiusura con pali lignei.
Si affiancano alle due tombe, ancora più esternamente, altre due domus non altrettanto imponenti ma molto significative sotto il profilo della simbologia religiosa neolitica.
Una è la "tomba delle spirali", costituita da un vestibolo, un'anticella e una cella. La volta è stata distrutta dai "laccaius" (costruttori di bacili di pietra), fatto riprovevole che tuttavia consente oggi di ammirare a cielo aperto ciò che resta della ricca decorazione interna: denti di lupo rifasciati di ocra rossa, il colore del sangue rigeneratore, nell'anticella; una protome taurina scolpita nella parete d'ingresso della cella; spirali simboleggianti gli occhi o i seni della dea-madre, festoni, motivi curvilinei a candelabro, nonché la falsa porta che indica il passaggio all'aldilà.
L'altra tomba, detta "delle corna", è del tipo a proiezione verticale con pozzetto d'accesso. Le corna, di varia forma, alludenti al culto del dio-toro, sono scolpite nella volta e nel gradino ai piedi dell'ingresso della domus.
La sistemazione delle due coppie di tombe agli estremi del semicerchio naturale, all'interno del quale invece si collocano le restanti sepolture, sembra denotare l'esistenza di un disegno preordinato della necropoli: esso doveva assegnare alle tombe monumentali il ruolo di veri e propri santuari a protezione del sonno dei defunti.
Le ceramiche ritrovate durante gli scavi attestano un lungo uso della necropoli, nel Neolitico finale (cultura di San Michele, 3200-2800 a.C.) e dall'Eneolitico recente al Bronzo antico (culture di Monte Claro, del Vaso Campaniforme, di Bonnanaro, 2400-1600 a.C.)
Il villaggio di riferimento della necropoli è stato individuato nella piana sottostante.

Area archeologica di Montessu

Vedi la pianta e le sezioni del monumento

Storia degli scavi
Fu scavata a più riprese dal 1971 al 1990, ad opera di Enrico Atzeni e Remo Forresu.

Bibliografia
E. Atzeni, "Montessu (Santadi)", in [i]Rivista di Scienze preistoriche[/i], XXVII, 1972, p. 477 ss.;
M. Frau-R. Monticolo, [i]Sulcis: guida archeologica: Calasetta, Carbonia, Carloforte, Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, S. Giovanni Suergiu, S. Anna Arresi, Santadi, S. Antioco, Teulada, Tratalias, Villaperuccio[/i], Firenze, Arte e Natura,1990, pp. 34-36.

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