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Monti del Sulcis

Monti del Sulcis

Monti di Uta

Tra i Comuni di Capoterra, Uta, Assemini, Domus de Maria, Santadi e Teulada, nella propaggine più meridionale della Sardegna, si estende un massiccio dalla morfologia complessa, piuttosto un insieme di rilievi non ordinati con variazioni di altitudine notevoli. L'area dei Monti del Sulcis è delimitata dunque dal mare verso ovest, sud e sud-est, dalla vallata del fiume Cixerri verso nord e dal Campidano a nord-est. Questo complesso è costituito per lo più da graniti e da micascisti, ma anche da rilievi vulcanici e qualche rilievo calcareo. Se nelle aree granitiche il paesaggio è segnato da scarpate e versanti ripidi e spogli, quelle costituite da rocce metamorfiche sono invece fortemente modellate dalla forza degli agenti erosivi che hanno determinato la formazione di numerose e profonde vallate dai ripidi versanti. Tra le punte più importanti del massiccio ricordiamo Monte Arcosu (948 m), nel territorio di Assemini, nel quale ha sede un'importante oasi naturalistica del WWF, mentre la punta più alta è quella di Is Caravasius, con i suoi 1116 m. Di poco inferiore è il Monte Nieddu, di 1113 m, dal quale la vista spazia su buona parte delle montagne del Sulcis. Nello stesso territorio ricade l'area di sei foreste demaniali, proprietà dell'Ente Foreste della Sardegna: Gutturu Mannu, Is Cannoneris, Monte Nieddu, Pixina Manna, Pantaleo, Tamara Triccu, per un totale complessivo di oltre 24.000 ettari. Sui monti del Sulcis cresce la più vasta estensione europea di macchia mediterranea conformata come foresta e la seconda lecceta europea. Tra le specie botaniche sono presenti numerosi endemismi. Nell'area di Gutturu Mannu si possono osservare esemplari di sughere di dimensioni notevoli. All'interno di questi boschi risiede una popolazione di Cervo sardo di circa 2500 esemplari, la più grande esistente. Questo risultato è ancora più significativo se si considera che alcuni decenni fa tale specie era a rischio di estinzione. Tra gli uccelli si segnala la presenza di alcune specie di rapaci a rischio di estinzione che nidificano in questi boschi, per esempio l'Aquila reale, l'Aquila del Monelli, l'Astore sardo, il Falco pellegrino ed il Grillaio, ma sono ampiamente diffusi anche la Poiana, lo Sparviero ed il Gheppio. L'area delle montagne del Sulcis ha subito nel corso dell'Ottocento un forte degrado. Una vasta porzione di territorio fu infatti data in concessione alla Compagnia delle Ferrovie, che tagliava gli alberi per ricavarne traversine per i binari, mentre il resto dell'area era sfruttata a scopo agricolo, pastorale e minerario. Anche quando l'area della concessione tornò al Demanio di Stato nel 1870 la situazione non migliorò, perché essa fu ceduta a privati che proseguirono nella sfruttamento illimitato delle risorse naturali, particolarmente per la produzione di carbone vegetale. A questo scopo venne costruito il villaggio di Pantaleo (nel territorio di Santadi, m 246 slm), sulle sponde del Riu Maxias, nel quale sono ancor oggi visibili i resti delle strutture edilizie ottocentesche adibite alle attività produttive e ad abitazione dei lavoratori. Nell'area del villaggio si può osservare un Eucalipto alto oltre 25 m e con un diametro alla base del tronco di oltre 5 m. L'unità produttiva di Pantaleo era poi collegata all'imbarco di Porto Botte, sul golfo di Palmas, mediante una linea ferroviaria privata. Solo a partire dal 1903 una porzione di territorio venne espropriata e cominciò una lenta opera di ripopolamento e rimboschimento che oggi è concretizzata in numerosi progetti. Nell'area di Gutturu Mannu si conservano i resti dell'antico centro minerario di San Leone, ma da queste montagne provengono reperti di epoche molto più antiche. Dal territorio di Uta nella località di Monte Arcosu nel 1849 furono ritrovate 8 spade e 7 statuette bronzee di età nuragica, tra le quali il celebre "Capotribù" (il più grande bronzetto conosciuto, alto 39 cm), il "Fromboliere" ed i "Lottatori", oggi esposti al Museo Nazionale di Cagliari. Provenivano probabilmente da un tempio nuragico a pozzo, ma furono rinvenuti fuori contesto.

Sono numerosi i punti da cui si può accedere alle montagne del Sulcis. In particolare i percorsi sono raggiungibili dalla SS 195 (Sulcitana), dalla SS 130 (Iglesiente) e dalla SP 2 (Pedemontana). Da Domus de Maria si possono poi raggiungere le aree montane attraverso la strada comunale per la riserva di Is Cannoneris e Punta Sebera, mentre Santadi e Capoterra sono collegate, attraverso l'area montana, da una strada provinciale sterrata. Da questi punti partono numerose altre strade di penetrazione sterrate.

I principali servizi turistici esistenti sono localizzati all'interno della riserva di Monte Arcosu, con i suoi centri per i visitatori con progetti didattici, una foresteria e diversi itinerari naturalistici con vari gradi di difficoltà.

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