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Torre di Chia

Torre di Chia

Domus de Maria, torre di Chia

Chia si raggiunge da Cagliari seguendo la SS 195 sino al km 44,5 dove si devia per Capo Spartivento-Capo Malfatano. Per arrivare alla torre si lascia Chia e si raggiungere il bivio da cui si dirama il breve tronco (km 0,7) che porta alla spiaggia. Da qui, a piedi, si sale sul promontorio attraverso un sentiero di circa 20 m.

Il contesto ambientale
La torre è costruita sull'acropoli dell'abitato punico-romano di Bithia. Sorvegliava soprattutto la zona verso S, verso la spiaggia di Chia, ideale per il rifornimento dell'acqua, e teneva sotto controllo un territorio molto esposto allo sbarco dei pirati grazie alla presenza di numerose spiagge. Dalla torre non è però possibile vedere le altre torri costiere, per cui l'amministrazione aveva predisposto due posti di vedetta e trasmissione dei messaggi nelle punte dette Guardia Grande a N/E e Las Cannas sul Capo Spartivento a S/O.

Descrizione
La torre nasce per volontà del viceré De Moncada nel 1578, con il compito di difendere la foce del Rio di Chia, che rappresentava una fonte di approvvigionamento idrico per i pirati, contrariamente alla valutazione del capitano Camos (1572). Nel 1592 la torre è detta de "I Santi de Quaranta de Quia", forse per la presenza di una chiesa altomedioevale dedicata ai quaranta martiri di Sebaste. Prima della costruzione del baluardo (1572), l'area era detta anche "la guardia maestra".
Già nel 1594 la torre era operativa. Fu una "torre de armas", sempre munita di cannoni del calibro di 6 e 8 libbre ed una guarnigione di 5 persone, più altre due per ciascuna delle due "guardie morte" (cioè le postazioni di vedetta mobili, senza torre).
Ha un'altezza di circa 13 m e un diametro di oltre 10 m. Secondo uno schema collaudato e diffuso nell'intero settore S/O, presenta una zoccolatura di base molto pronunciata e all'interno del primo piano la volta è sostenuta da una massiccia colonna centrale. La struttura non poteva contenere più di 5 uomini; infatti, gli uomini delle vedette di Las Cannas e di capo Spartivento, che di notte riparavano nella torre, erano costretti a dormire nel terrazzo sotto la mezzaluna (tettoia di canne e coppi sovrastante la terrazza all'aperto, così detta per la forma a semicerchio).
L'ingresso si apriva a circa 5 m dal suolo in direzione N. Lo spessore murario è di circa 2,5 m d'ampiezza, nel cui interno si sviluppa la scala di accesso al terrazzo, costruita in gradini di pietra e coperta in origine con tavole di ginepro. Le mura esterne sono caratterizzate, come le torri di San Macario e del Coltellazzo, da conci di arenaria calcarea ben squadrati, provenienti dall'antica città di Bithia, e da ciottoli arrotondati.
Nel 1605 si ha notizia dei primi restauri. Nel 1614 la torre - essendo "alcaide", (comandante della torre) Leonardo Lucio Obino - aveva subito un incendio probabilmente ad opera dei barbareschi che ne assaltarono gli spalti. Nella piazza d'armi sono visibili le tracce di tre cannoniere e di due garitte lignee, che proteggevano i boccaporti e di cui si ha notizia dal 1767.
In epoca sabauda la guarnigione scese a tre torrieri più l'artigliere e l'alcaide. Nel 1720 la fortezza era in buono stato. Durante questi anni la torre mantenne la sua importanza e la sua presenza favorì la nascita, nel XVIII secolo, dell'abitato di Domus de Maria. Nel settembre del 1769 l'ingegnere Perin e il misuratore Girolamo Massey preparano un intervento di restauro per le torri di Chia e del Coltellazzo, ma le stesse ne 1773 ebbero bisogno di altri lavori secondo la relazione del misuratore Viana. Un intervento fu realizzato nel 1784, ma già nel 1786 l'alcaide lamentava che la nuova santabarbara fosse già diroccata. Altri lavori furono effettuati con cadenza periodica dal 1806; successivamente nel 1818 dall'architetto Girolamo Melis e nel 1840 dal mastro Rafaele Fadda. Dopo la dismissione, conseguente alla fine dell'Amministrazione delle Torri, fino agli anni '50 del XX secolo, la Torre di Chia fu utilizzata dalla Guardia di Finanza, per contrastare il contrabbando. Nel 1988 e all'inizio degli anni '90 ha subito un pesantissimo restauro.

Storia degli studi
La torre è compresa nelle principali opere sulle fortificazioni costiere in Sardegna.

Bibliografia
E. Pillosu, [i]Le torri litoranee in Sardegna[/i], Cagliari, Tipografia La Cartotecnica, 1957;
E. Pillosu, "[i]Un inedito rapporto cinquecentesco sulla difesa costiera di Marco Antonio Camos[/i]", in Nuovo Bullettino Bibliografico Sardo e Archivio delle tradizioni popolari, V, 1959;
F. Fois, [i]Torri spagnole e forti piemontesi in Sardegna[/i], Cagliari, La Voce Sarda, 1981;
G. Montaldo, [i]Le torri costiere in Sardegna[/i], Sassari, Carlo Delfino, Sassari 1992;
G. Montaldo, "Forti e Torri Costiere", in [i]Le Architetture fortificate della Sardegna centro-meridionale. Atti della Giornata di Studio[/i], Cagliari 16 ottobre 1999;
M. Rassu, [i]Guida alle torri e forti costieri[/i], Cagliari, Artigianarte, Cagliari 2000.

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