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Città di Bithia

Città di Bithia

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Da Cagliari si prende la SS 195 in direzione di Pula. All'altezza del km 46, al bivio si svolta a s. per la località Torre di Chia e si percorre la strada fino all'incrocio che coincide con il centro della località turistica. La torre è raggiungibile svoltando alla s. dello stesso incrocio.

Il contesto ambientale
L'area archeologica è situata al di sopra e ai piedi del promontorio di Torre di Chia, nella costa S del Sulcis. Sebbene la fondazione del centro sia da porsi attorno al 720 a.C., l'area prescelta per l'installazione delle prime strutture abitative mostra i caratteri tipici degli insediamenti risalenti alla fase precoloniale della navigazione fenicia in Sardegna: un'altura proiettata sul mare, un ottimo porto fluviale ed un entroterra protetto dai rilievi di Monti Sa Guardia.

Descrizione
L'antica città fenicia è conosciuta soprattutto grazie ai rinvenimenti effettuati nell'area della necropoli e del tofet.
Le necropoli, databili tra la fine del VII sec. a.C. e l'ultimo quarto del VI sec. a.C., sono localizzate nella fascia sabbiosa litoranea a O del promontorio di Torre di Chia, sede dell'abitato di età arcaica. Nelle adiacenze, verso N, fu rinvenuto un edificio sacro, attualmente nel giardino di una villa, con una statua monumentale tardopunica del dio Bes e un'importante iscrizione neopunica dei primi anni del III sec. d.C. Quest'ultima ha permesso di conoscere l'antico nome del centro ("Byt'n") e di accertare la persistenza della tipica magistratura punica del sufetato ancora in piena età romana imperiale.
La tipologia degli interramenti attesta la predominanza delle incinerazioni, sia in fossa scavata nel terreno sia in cista litica, sebbene risulti documentata in misura inferiore anche la pratica dell'inumazione.
Il rinvenimento di recipienti di fattura nuragica (alcuni restaurati in antico con grappe di piombo) è un chiaro sintomo del complesso fenomeno di inurbamento che interessò la comunità cittadina; così come le numerose ceramiche importate con i traffici oltremarini attestano gli ampi orizzonti commerciali del centro.
Nella successiva età punica si diffuse in maniera quasi esclusiva la tomba cosiddetta "a cassone" con grosse pietre disposte lungo il margine delle fosse contenenti gli individui inumati con relativo corredo. L'analisi dei contesti ha evidenziato una netta contrazione del centro tra la fine del VI sec. a.C. e i primi anni del V sec. a.C., fenomeno riconducibile all'intervento cartaginese in Sardegna. L'area sacra del tofet fu installata sull'isolotto di Su Cardolinu, a oriente dell'acropoli, e nei pressi dell'imboccatura del porto fluviale, attorno agli ultimi anni del VII sec. a.C.; cessò la sua funzione con la conquista cartaginese dell'isola. Infatti, le indagini condotte a partire dal 1964 hanno evidenziato come attorno ai primi anni del IV sec. a.C. sia stato edificato, in luogo della precedente area sacra fenicia, un santuario con "peribolos" e basamenti per l'erezione di edicole cultuali.
Il porto fluviale rappresentò il perno di tutte le attività economiche che ruotarono attorno a Bithia. Esso fu ricavato nell'estuario conseguente alla deviazione del corso del rio Chia, favorita con tagli e costruzioni di argini praticati per impedire al fiume di alimentare la laguna situata alle spalle dell'insediamento.
In età romana il centro, localizzato lungo la strada "quae a Nora ducit Bithiae", non fu molto esteso; la comunità doveva essere parcellizzata in piccoli nuclei nel territorio, forse in funzione di attività produttive tra le quali l'agricoltura non doveva certo essere predominante, data l'esiguità dell'entroterra.
Il definitivo abbandono dell'insediamento avvenne tra la fine del IV sec. a.C. e l'inizio del V sec. d.C.

Vedi la pianta e le sezioni del monumento

Storia degli scavi
La scoperta dell'area cimiteriale avvenne nel 1926, in seguito a una violenta mareggiata, ad opera di Antonio Taramelli. L'archeologo effettuò le indagini tra il 1928 e il 1933. In quell'occasione venne individuato un lembo della necropoli fenicia arcaica e parte dell'abitato di età romana, attualmente visibile all'inizio della strada che s'inerpica sulla collina per giungere alla torre.
Nei primi anni cinquanta del Novecento, Gennaro Pesce indagò la stipe votiva di età ellenistica costituita da statuette fittili di sofferenti.
Tra il 1976 e il 1983 Piero Bartoloni condusse l'esplorazione sistematica della necropoli per un'estensione di circa 500 m2.

Bibliografia
P. Bartoloni, [i]La necropoli di Bitia - I[/i], collana "Collezione di studi fenici", 38, Roma, C.N.R., 1996.

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