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Chiesa di San Lucifero

Chiesa di San Lucifero

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Dalla centralissima piazza Costituzione si imbocca, a d., la via San Lucifero al termine della quale, superato l'incrocio con la via Sonnino, sorge la chiesa di San Lucifero.

Il contesto ambientale
La chiesa è all'estremità sud del quartiere di Villanova, in un'area occupata anticamente da una necropoli romana e tardoantica, non distante dalla basilica di San Saturnino e prospiciente un ampio piazzale.

Descrizione
Nel clima controriformista della ricerca dei "Corpi santi", tra il 1646 e il 1692, venne eretta a Cagliari la chiesa di San Lucifero, a spese della Municipalità e di alcuni privati.
Edificata sull'ambiente della necropoli cristiana in cui sarebbe stata ritrovata la tomba del santo, riprende lo schema delle chiese controriformate, importato in Sardegna dai Gesuiti, a navata unica segnata lateralmente da tre cappelle per parte e conclusa da un ampio transetto su cui si affaccia il presbiterio quadrato della stessa ampiezza dei bracci trasversali. Coperta con volte a botte sostenute da un'alta trabeazione aggettante e dentellata su lesene doriche, ha all'incrocio dei bracci una cupola a padiglione su tamburo ottagono. L'alto presbiterio, cui si accede mediante una gradinata rivestita da "azulejos" di scuola spagnola, si eleva sulla cripta di età tardoantica.
Altrettanto austera è la facciata, conclusa a terminale piano e inquadrata da paraste doriche su cui poggia una sottile trabeazione che la ripartisce in due ordini: il superiore include un oculo centrale e due finestrelle rettangolari ai lati. La parte inferiore del prospetto è appena movimentata dal portale datato 1692, rinserrato entro colonne granitiche di spoglio sulle quali poggia un architrave a volute laterali a ricciolo sormontate da due cagnolini lapidei, riferiti all'Ordine dei Domenicani che ufficiarono la chiesa fino al 1769. In mezzeria è collocato lo stemma marmoreo della città di Cagliari.
La chiesa, impostata sui canoni di un Manierismo austero di derivazione vignolesca, cui si oppone una certa enfasi già barocca della trabeazione e delle chiavi a volute, pare dipendere stilisticamente da quello stesso Domenico Spotorno esecutore delle chiese gesuitiche di San Michele di Alghero e Sant'Ignazio di Oliena e che, dal 1669 al 1674, era stato responsabile della ristrutturazione della cattedrale di Cagliari e, dal 1681 al 1686, di quella di Ales.

Storia degli studi
La chiesa è oggetto di una sintetica scheda nel volume di Francesca Segni Pulvirenti e Aldo Sari sull'architettura tardogotica e d'influsso rinascimentale (1994).

Bibliografia
F. Segni Pulvirenti-A. Sari, [i]Architettura tardogotica e d'influsso rinascimentale[/i], collana "Storia dell"arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 1994, sch. 63.

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