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Chiesa di Santa Rosalia

Chiesa di Santa Rosalia

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La chiesa si trova in via Torino nella parte alta del quartiere della Marina, facilmente raggiungibile scendendo verso il viale Regina Margherita, superati il Bastione Saint Remy e la piazza Costituzione.

Il contesto ambientale
La posizione urbanistica della chiesa corrisponde alla zona ai piedi del Castello, dove inizia la discesa verso il porto attraverso il quartiere della Marina.

Descrizione
La chiesa fu eretta su un piccolo oratorio dedicato alla santa esistente nel XV secolo. Dal 1695 l'oratorio fu affidato alla congregazione dei Siciliani, che apportò migliorie e ampliamenti. Nel 1740 fu ceduta all'Ordine dei Frati Minori Osservanti che edificarono la facciata e il portico che la collega al convento, quest'ultimo oggi sede del Comando Militare della Sardegna.
I lavori di completamento del complesso furono affidati all'ingegnere militare piemontese Augusto Della Vallea, che tra il 1735 ed il 1744 si trovava a Cagliari per attendere ai lavori di fortificazione dell'isola.
La facciata della chiesa, sobria ed elegante, è segnata da lesene sormontate da capitelli di tipo piemontese e divisa orizzontalmente da mosse fasciature lievemente aggettanti. Nella parte inferiore il portone è inquadrato fra due nicchie vuote alle quali corrispondono, in quella superiore, altre due contenenti le statue dei Santi francescani Bonaventura e Antonio da Padova.
Alla sommità, sopra la grande finestra centrale, un timpano a doppia inflessione anch'esso contornato da una cornice in rilievo.
Le fasce o cornici, caratterizzanti la facciata della chiesa, continuano anche nel corpo di collegamento all'ex convento. Interessante il motivo soprastante il portico: al centro, sopra l'arcata, è un elegante balconcino in ferro battuto, sopra il quale si apre una nicchia in cui è alloggiata la statua della Madonna Immacolata. Caratteristico del Della Vallea nella facciata di Santa Rosalia, come in altri suoi progetti, è l'inserimento strutturale di statue, con cui si compie la fusione, tipicamente tardobarocca, tra architettura e scultura.
L'interno della chiesa ha un'unica navata divisa in quattro campate intervallate da archi a tutto sesto con volta a botte impostata su cornice leggermente aggettante, sulla quale si affacciano le arcate delle cappelle laterali, diverse per forma e profondità. Nello spazio antistante la zona absidale, decorata con mosaici realizzati da Franco d'Urso, sorge la cupola impostata su un tamburo ottagonale su cui si aprono otto finestre dotate di vetrate istoriate. Nella chiesa è la sepoltura di San Salvatore da Horta, nome sotto il quale è spesso popolarmente indicato l'edificio.

Storia degli studi
La chiesa è oggetto di una sintetica scheda nel volume di Salvatore Naitza sull'architettura tardoseicentesca e purista (1992).

Bibliografia
R. Salinas, ''Architetti piemontesi in Sardegna'', in [i]Atti del X Congresso di Storia dell'Architettura[/i], Roma, 1959;
A. Cavallari Murat, ''Giuseppe Viana, architetto sabaudo in Sardegna'', in [i]Atti e Rassegna tecnica della Società Ingegneri e Architetti in Torino[/i], XIV, n. 12, dicembre 1960;
A. Cavallari Murat, ''Indagine sull'espansione in Sardegna dell'architettura settecentesca piemontese'', in [i]Bollettino del Centro di Studi per la Storia dell'Architettura[/i], n. 17, 1961;
C. Maltese, [i]Arte in Sardegna da V al XVIII[/i], Roma, De Luca, 1962;
A. Cavallari Murat, ''L'architettura del Settecento in Sardegna'', in [i]Atti del XIII Congresso di Storia dell'architettura[/i], Roma, 1963;
V. Mossa, [i]Dal Gotico al Barocco in Sardegna[/i], Sassari, Carlo Delfino, 1982;
[i]Cagliari Quartieri storici. Marina[/i], Cinisello Balsamo, Silvana, 1989;
S. Naitza, Architettura dal tardo '600 al Classicismo purista, collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 1992, sch. 18.

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