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Chiesa di Santa Maria di Mesumundu

Chiesa di Santa Maria di Mesumundu

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Si lascia la SS 131 in prossimità dell'uscita per Siligo. La chiesa di Santa Maria di Mesumundu è visibile dalla strada, sulla d. per chi provenga da S.

Il contesto ambientale
L'area in cui sorge Santa Maria di Mesumundu è ricca d'acque sia minerali sia termali. La chiesa sorge sui ruderi di antiche terme romane di età tardoimperiale. La fase bizantina è attestata da sepolture che hanno restituito corredi funebri composti da monili in oro, argento e bronzo. Nell'XI-XII secolo il luogo ospitò probabilmente un monastero benedettino cassinese.

Descrizione
La chiesa di Santa Maria di Mesumundu è uno dei monumenti più affascinanti dell'architettura medievale sarda, per via delle sue forme singolari e della tecnica costruttiva ad opus listatum, che alterna filari di rossi mattoni a corsi di piccole pietre basaltiche di colore scuro.
Viene identificata con quella di Santa Maria di Bubalis, donata nel 1065 dal giudice turritano Torcotorio Barisone I de Lacon-Gunale alla abbazia di Montecassino. Sorse tuttavia in età bizantina, come testimoniano non solo le sepolture all'intorno, ma anche le murature a filari alterni di mattone cotto e basalto, e venne ampliata in età giudicale, come testimoniano le absidi in conci basaltici, con l'entradosso che rientra sul filo d'imposta. Il rinvenimento di una iscrizione datata al VII secolo fornisce un termine ad quem per l'impianto.
Consiste in una rotonda centrale di altezza ragguardevole, circa 7 m, cui si innestano quattro corpi di fabbrica di forma diversa. L'insieme assume una forma vagamente cruciforme, con il braccio N/E lungo 4 m, nel cui muro est si apre una piccola abside. Il braccio N/O, della stessa lunghezza, termina con un muro a curva parabolica. A N/E e a S/O si trovano altre due absidi, la prima di ampie dimensioni, la seconda più piccola.
Le forme architettoniche non rappresentano l'unica particolarità di questa chiesa. L'uso di mattoni in cotto ha consentito di realizzare grandi aperture sia nel corpo centrale sia nell'abside S/O. Diversi caratteri si osservano lato opposto, relativo agli interventi dell'XI secolo, dove le murature sono in conci basaltici e pietra calcarea, messi in opera con tecnica cosiddetta "a sacco". Altra incongruenza è rappresentata dalla monofora, stretta feritoia non compatibile con le grandi aperture del lato S/O. Le absidi rivolte a E hanno l'entradosso rientrante sul filo d'imposta.

Vedi la pianta e le sezioni del monumento

Storia degli studi
Nella seconda metà del XX secolo la chiesa è stata oggetto di interesse da parte di storici dell'arte e archeologi. Si segnalano tra i primi Raffaello Delogu e Dionigi Scano, Renata Serra e Roberto Coroneo. Fra i contributi di taglio archeologico si segnalano quelli di Guglielmo Maetzke sulle preesistenze di età romana e di Roberto Caprara, che ha ascritto la chiesa all'età bizantina. Un riesame del monumento è stato proposto da Alessandro Teatini (1996).

Bibliografia
D. Scano, [i]Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo[/i], Cagliari-Sassari, Montorsi, 1907, pp. 217-221;
R. Delogu, [i]L'architettura del Medioevo in Sardegna[/i], Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 82;
G. Maetzke, "Siligo (Sassari). Resti di edificio romano e tombe di epoca tardo imperiale attorno a Santa Maria di Mesumundu", in[i] Notizie degli Scavi di Antichità[/i], XIX, 1965, pp. 307-314;
R. Caprara, "Tarda Antichità e Medioevo", in [i]Il Museo Sanna in Sassari[/i], Cinisello Balsamo, Amilcare Pizzi, 1986, pp. 169-184;
R. Caprara, "L'età altomedievale nel territorio del Logudoro Meilogu", in [i]Il Nuraghe Santu Antine nel Logudoro Meilogu[/i], Roma, 1988, pp. 397-432;
R. Serra, La Sardegna, collana "Italia romanica", Milano, Jaca Book, 1989, pp. 402-403;
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300, collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 31;
A. Teatini, "Alcune osservazioni sulla primitiva forma architettonica della chiesa di Nostra Signora di Mesumundu a Siligo (Sassari)", in Sacer, III, 1996, pp. 119-149;
R. Coroneo-R. Serra, [i]Sardegna preromanica e romanica[/i], collana "Patrimonio artistico italiano", Milano, Jaca Book, 2004, pp. 345-347;
R. Coroneo, [i]Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico-culturali[/i], Cagliari, AV, 2005, pp. 39-40.

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