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Cripta di Sant'Efisio

Cripta di Sant'Efisio

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Dalla via Roma si percorre il largo Carlo Felice e, dopo aver oltrepassato piazza Yenne, si imbocca a s. via Azuni, quindi la seconda traversa a d., via Sant'Efisio, al cui civico 34 si trova la chiesa dedicata al santo. La cripta è detta "carcere di Sant'Efisio".

Il contesto ambientale
L'ipogeo, scavato in profondità nella roccia calcarea, si trova nel quartiere storico di Stampace. Secondo la tradizione, sarebbe il carcere dove il santo guerriero sarebbe stato torturato prima di essere decapitato a Nora il 15 gennaio del 286 o del 303.

Descrizione
L'ipogeo è situato a 9 m sotto il livello stradale. Vi si accede mediante una ripida scalinata che ha il suo ingresso dalla via Sant'Efisio. L'ambiente sotterraneo ha pianta quadrangolare, di dimensioni irregolari (m 14 x 11); il soffitto è retto al centro da due pilastri risparmiati in fase di scavo.
Addossato a una piccola abside ricavata nella parete E dell'ambiente vi è un altare in marmo decorato con "azulejos" valenzani datati al Seicento, ancora in ottimo stato di conservazione. A lato dell'altare si trova la colonna alla quale sarebbe stato legato Sant'Efisio per subire la flagellazione, in quanto si sarebbe rifiutato di rinnegare la sua fede cristiana.
Forse già in epoca punica, l'ipogeo fu probabilmente una cava di blocchi calcarei da costruzione. Secondo alcuni studiosi, l'ambiente sotterraneo sarebbe stato utilizzato in seguito come cisterna, ipotesi respinta, però da Antonio Taramelli che notò la totale assenza di malte impermeabilizzanti stese sulle pareti per intonacarle. Egli ritenne, piuttosto, che fosse stato destinato al culto della dea Iside, basandosi sull'individuazione di un pozzo scavato nel pavimento, che avrebbe contenuto le acque mistiche del Nilo, propiziatorie ai riti di iniziazione.
Quando, nel XVII secolo, si manifestò sempre più vivo l'interesse per la ricerca delle reliquie di santi e martiri, i confratelli di Sant'Efisio chiesero alle autorità religiose di poter indagare anche l'ipogeo, non già per ritrovare le spoglie del martire guerriero, custodite a Nora e trafugate dai Pisani nel 1088, me per ricercare reliquie di altri martiri. Nel 1616 fu rinvenuta una sepoltura scavata nel pavimento di terra battuta con uno scheletro che i confratelli attribuirono al martire Edizio, soldato al seguito di Sant'Efisio. Pochi anni dopo, l'identificazione fu confermata dal rinvenimento di un'iscrizione su una lastrina marmorea (cm. 14 x 16) che recitava B.M. EDITIUS, ossia "Bonae Memoriae Editius".
In epoca moderna, l'ipogeo fu utilizzato dai Cagliaritani come rifugio per sfuggire ai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale.

Vedi la pianta e le sezioni del monumento

Storia degli scavi
L'ipogeo fu indagato per la prima volta all'inizio degli anni venti del secolo scorso da Antonio Taramelli.

Bibliografia
A. Taramelli, "Cagliari. Ricerche nella cripta detta il carcere di Sant'Efisio", in [i]Notizie degli Scavi[/i], 1926, pp. 446-456;
M. Dadea, "Il carcere di Sant'Efisio", in [i]Cagliari: itinerari urbani tra archeologia e arte[/i], Cagliari, 1999, pp. 57-59;
A.M. Colavitti, [i]Cagliari[/i], collana "Città antiche in Italia", Roma, 2003, pp. 47-48.

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