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Chiesa del Santo Monte di Pietà

Chiesa del Santo Monte di Pietà

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Il complesso si raggiunge attraversando la porta dell'Elefante e proseguendo a s. lungo il bastione Santa Croce, fino alla piazzetta a d. sulla quale si affaccia l'omonima chiesa. Adiacente, nella via Corte d'Appello, si trova il la chiesa.

Il contesto ambientale
Situato nell'antico quartiere di Castello, l'edificio sorge nello spazio delimitato dalla via Corte d'Appello, gli edifici del Complesso Mauriziano e la via Santa Croce, che si raccorda alla piazzetta prospiciente la chiesa tramite scale.

Descrizione
La chiesa del Santo Monte di Pietà costituisce un bell'esempio dello stile Plateresco (fusione di stilemi gotici con elementi di ispirazione rinascimentale) che si sviluppò tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII. Questa fusione di linguaggi, risultante dalla simultanea presenza della tradizione catalana e dei nuovi influssi provenienti dalla penisola italiana, è ben documentata da un congruo numero di opere architettoniche (oltre che pittoriche) e costituisce un momento artistico assai originale.
La pianta è di ispirazione gotico-catalana: l'unica navata è composta da due campate separate da un'arcata trasversale a sesto acuto e ricoperte da volte a crociera costolonate e gemma pendula. Un arco trionfale separa l'aula dal presbiterio a pianta quadrata con volta stellare. D'ispirazione classica sono i mutuli che percorrono l'arco incastrato sul fondo del presbiterio, i capitelli dorici sui quali poggiano le nervature della volta, il coro, di successiva costruzione, annesso al presbiterio e coperto da cupola ottagonale sottolineata, all'imposta, da una cornice, sull'esempio della Cappella del Rosario nel San Domenico di Cagliari. Di disegno rinascimentale era anche la cappella destra a pianta rettangolare e volta a botte.
La facciata, una semplice parete, è caratterizzata da un finestrone centinato a semicerchio (aperto nell'800) e da un portale architravato sormontato da un arco di scarico a sesto acuto.
La costruzione dell'edificio è ascrivibile ad un lasso di tempo compreso tra il settimo e l'ottavo decennio del '500. Un documento d'archivio datato 1571, relativo al completamento del cap d'altar della chiesa, denuncia lo stato avanzato della costruzione. I capitoli del contratto di commissione precisano, inoltre, che i picapedres Gaspare e Pietro Barrai devono costruirlo in maniera identica a quello della chiesa di Santa Lucia, del 1539, edificata nello stesso quartiere. Entrambi i vani presbiteriali, infatti, sono coperti con volta stellare a liernes e tiercerons con cinque gemme decorate nell'incavo e incorniciate da motivi fitomorfi.
Il Fara nella sua "De corographia Sardiniae" (1580), ricorda l'edificio come: "templum Pietatis, sodalitium Confraternitatis confalonis dictae".
Nelle pagine dedicate alla chiesa del Santo Monte di Pietà, il canonico Spano, riporta il 1530 come data di creazione dell'omonima confraternita, che venne confermata nel 1551, anno in cui fu aggregata all'Arciconfraternita di San Giovanni Battista decollato ovvero della Misericordia di Roma. La confraternita era preposta all'assistenza dei condannati ed era la più antica di Cagliari.
Nel 1822 la chiesa ospitò il corpo di San Lucifero, ritrovato nel 1766 nelle catacombe romane di Sant' Agnese. Da qui venne trasportato nella chiesa di San Giuseppe nel 1866, anno in cui la chiesa venne trasformata ed adibita a seconda sede della Corte d'Assise.
Per lungo tempo l'edificio divenne refettorio e dormitorio della Piccola Casa della Provvidenza, fu persino deposito per il servizio di nettezza urbana oltre che, nel 1969, palestra del Centro Universitario. Attualmente, dopo un ottimo restauro, è un centro polivalente che ospita interessanti manifestazioni culturali.

Storia degli studi
Notizie sulla chiesa si trovano in diverse pubblicazioni su Cagliari.

Bibliografia
G. Spano, [i]Guida della città e dintorni di Cagliari[/i], Cagliari, Timon 1861;
M. Freddi, R. Salinas, [i]La chiesa di Santa Maria del Monte in Cagliari[/i], in "Bollettino tecnico del Circolo Culturale degli Ingegneri e Architetti Sardi", 1959;
T. K. Kirova, F. Masala, M. Pintus, [i]Cagliari Quartieri storici: Castello[/i], Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 1985;
F. Segni Pulvirenti, A. Sari, [i]Architettura tardogotica e d'influsso rinascimentale[/i], Ilisso, Nuoro 1994;
S. Mereu, [i]Per una storia del tardogotico nella Sardegna Meridionale: nuove acquisizioni e documenti d’archivio[/i], estratto da "Studi Sardi" volume XXXI (1994-1998), Edizioni Della Torre, Cagliari, 1999.

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