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Basilica di San Saturnino

Basilica di San Saturnino

Cagliari, basilica di San Saturnino

Da via Roma si gira a s. in via XX Settembre; alla rotonda si prende la seconda uscita per via Gallura e si raggiunge piazza Ichnusa. Si prende via Goceano, si gira a s. in viale Cimitero e si arriva in piazza San Cosimo, dove è ubicata la basilica di San Saturnino.

Il contesto ambientale
La basilica, nell'abitato di Cagliari, prospetta su una grande piazza. L'area su cui sorge, ai piedi del colle di Bonaria, corrisponde alla più antica necropoli cristiana attestata nel capoluogo.

Descrizione
Il titolo è registrato per la prima volta in un passo del diacono Ferrando, biografo di Fulgenzio, il vescovo di Ruspe che nel primo quarto del VI secolo fu esiliato dal re Trasamondo dal Nord Africa a Cagliari, dove soggiornò due volte e fondò un monastero "iuxta basilicam sancti martyris Saturnini".
L'edificio sarebbe stato costruito come "martyrium" per onorare San Saturnino, martirizzato a Cagliari nel 304. L'impianto originario era quello di una chiesa altomedioevale cruciforme, a pianta centrale con quattro bracci uguali e corpo centrale cupolato. Di questa fabbrica rimangono il corpo cupolato e residui dell'abside a scarsella quadrangolare. La cupola è raccordata tramite scuffie a mezza crociera (che sostituirono forse trombe a quarto di sfera) al vano quadrato, definito da archi a pieno centro che scaricano su pilastri con colonne alveolate in marmo rosso d'Africa.
Nel 1089 il titolo fu donato da Costantino-Salusio II de Lacon-Gunale, giudice di Cagliari, ai Vittorini di Marsiglia, che ricostruirono il monastero e istituirono a San Saturnino la sede del priorato sardo. Ai monaci si deve la ristrutturazione della chiesa in forme protoromaniche tra il 1089 e il 1119, anno della riconsacrazione. Durante questa fase, dovuta a maestranze provenzali, fu mantenuto il corpo centrale cupolato e furono riedificati i quattro bracci, di cui resta integro solo quello orientale, a tre navate e abside, con paramento in calcare di Bonaria, accenni di bicromia dovuti all'inserimento di conci vulcanici e utilizzo di spogli marmorei. La navata mediana ha volta a botte impostata su cornice e scandita da sottarchi, mentre le navatelle hanno volte a crociera in cantonetti.
In un manoscritto del Carmona, del 1631, sono contenuti due disegni dell'edificio romanico ancora integro, prima che nel 1669 dai bracci in rovina fosse asportato del materiale impiegato nella ristrutturazione della cattedrale cagliaritana.

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