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santuario della Vergine dei Martiri

santuario della Vergine dei Martiri

Fonni, santuario della Vergine dei Martiri

Percorrendo la SS 131 si trova il bivio per Lanusei-Mamoiada, quindi quello per Fonni e proseguendo per circa 8 km si arriva al paese.

Il contesto ambientale
Per raggiungere il santuario bisogna procedere lungo la via principale e arrivare nella piazza Europa dove si affaccia il complesso architettonico dei Minori Osservanti che comprende il convento, la basilica e l'oratorio di San Michele, tutti prospicienti un ampio piazzale delimitato da "cumbessias".

Descrizione
Il 14 aprile 1610 il padre francescano Giorgio d'Acillara prese possesso del luogo dove sarebbero dovuti sorgere la chiesa e il convento. Il sito, donato dal fonnese don Stefano Melis, era ubicato nel rione Logotza della "villa" di Fonni appartenente al feudo di Mandas. Sulla facciata della chiesa ancora oggi è ben visibile, sopra il portale principale, lo stemma gentilizio della famiglia: un melo carico di frutti.
Convento e chiesa, dedicata alla Santissima Trinità, vennero ultimati dopo molteplici interruzioni intorno al 1632-33. La pianta della chiesa era molto semplice: un'aula mononavata, voltata a botte, con tre cappelle per parte e il presbiterio sopraelevato dove si trova il quadro di Antonio Todde raffigurante la Trinità. Annesso vi era il convento dal classico impianto francescano: un quadrilatero di celle affacciate sul chiostro, dove si trova il pozzo centrale.
Nel 1702, dopo la demolizione della cappella del Rosario, per iniziativa di padre Pacifico Guiso Pirella di Nuoro (1675-1735), s'iniziò la costruzione del nuovo organismo dedicato alla Vergine dei Martiri, che s'innestava su quello dedicato alla Trinità. Il progetto di padre Guiso, comprendente la chiesa superiore e un santuario sotterraneo (la cripta), venne realizzato dall'architetto-capomastro milanese Giuseppe Quallio e da alcuni suoi conterranei: Giovanni Battista Corbellini, Ambrogio Mutoni e Giovan Battista Reti. I lavori terminarono nell'ottobre del 1706.
La cappella-basilica è costituita da una navata centrale coperta con volta a botte sulla quale si affacciano due cappelle semicircolari. Conclude la struttura il presbiterio rialzato che ospita l'altare della Madonna dei Martiri. All'incrocio con le cappelle, su un alto tamburo finestrato insiste la cupola ottagonale. La fastosa decorazione scultorea della basilica è arricchita dalle pitture di Pietro Antonio e Gregorio Are (padre e figlio).
Il santuario sotterraneo dedicato a Sant'Efisio e a San Gregorio Magno, considerati i Padri della fede dei Barbaricini, è strutturato in due ambienti che originariamente erano separati da un'inferriata: il vestibolo e il santuario. Nel primo, a pianta rettangolare con copertura a botte, cinque nicchie per lato ospitano busti di Santi legati alla tradizione francescana. Nel secondo ambiente, sempre a pianta rettangolare e voltato a botte, si trovano numerosi altari e simulacri in stucco policromo realizzati dal Mutoni e dal Corbellino. Le tempere nella volta sono state eseguite dagli Are.
L'oratorio di San Michele Arcangelo venne eretto tra il 1758-1759 su modelli lombardi importati dal Quallio e dai suoi collaboratori. La cupola dell'edificio è decorata con le tempere di Gregorio Are. All'interno del Convento è conservata una preziosa collezione di dipinti del Seicento e del Settecento, eseguiti da artisti che hanno lavorato nel cantiere francescano: Antonio Todde, Giuseppe Lopez e Pietro Antonio Are.

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