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Sorradile

Sorradile

Sorradile, chiesa di San Sebastiano

Su un dolce declivio che guarda verso la valle del Tirso ed il lago Omodeo si distende il paese di Sorradile, circondato da oliveti, vigneti, mandorleti e querceti secolari. Da qui si può godere di un panorama a perdita d'occhio sul lago e sulle colline che lo circondano, ricoperte di boschi o di verdi pascoli. Il suo territorio fu popolato fin dall'età neolitica. Il centro urbano è particolarmente ben conservato e caratteristico, con le case costruite nella trachite rosata locale, che si accende di molteplici sfumature quando il sole vi batte sopra. Esso presenta una pianta piuttosto compatta, sebbene sia costituito da due distinti rioni: Corte 'e susu, il più alto, e Corte 'e josso, più a valle. È probabilmente identificabile con l'antico Oiratili, che il giudice di Arborea Barione donò nel 1156, insieme ai paesi di San Teodoro e Vidoni (attuale Bidonì), alla moglie Algaburga di Catalogna. Di un certo pregio è la chiesa parrocchiale di San Sebastiano, che sorge nel quartiere di Corte 'e josso, consacrata nel 1642. Fu costruita in stile gotico-catalano da maestranze locali guidate dal Maestro Antonio Pinna su un precedente impianto romanico (di cui rimangono scarne tracce nel presbiterio e nella sacrestia). Realizzata in trachite rosa, mononavata, presenta una facciata coronata da un ampio frontone semicircolare poggiante su una trabeazione costituita da formelle decorate a punte di diamante e rosoni. Due protomi leonine e un piccolo rosone completano il prospetto.
 
Sono molteplici le testimonianze archeologiche del territorio di Sorradile, dalle domus de janas di Prunittu in località San Nicola ai numerosi nuraghi (Candala, Iscòva, Perdu Mannu e Bentòsu, Pajolu, Biùgias Pilicas e Aurù, Songhe e Su Pranu), molti dei quali visibili solo nei periodi di scarsa piovosità, perché sommersi dal livello delle acque del lago. In località Su Monte si trova invece un complesso cultuale, ascrivibile anch'esso all'età nuragica (e precisamente al periodo che va dalla fine del XII agli inizi del IX sec. a.C.) La posizione di questo territorio in età medievale, in un'area che si configurava come confine per il Giudicato di Arborea, determinò la costruzione di una serie di fortificazioni, una delle quali nel comune di Sorradile. Si tratta del castello noto come Brogariu o Barigadu (nome dell'intera regione, che altro non significa che "a guardia del guado" sul fiume Tirso). Il territorio è costellato da diverse chiesette, spesso affiancate da cumbessias, le casette a disposizione dei fedeli che traggono origine dalla presenza di monaci basiliani in età bizantina. Essi, infatti, a differenza dei monaci che praticavano la regola di San Benedetto, conducevano una vita a stretto contatto con la popolazione e le cumbessias (chiamate anche muristenes) sono la testimonianza della partecipazione dei monaci alla vita sociale della comunità. San Nicola di Nurozo è una di queste chiese. Essa sorge nel luogo in cui le fonti storiche attestano la presenza di un antico centro abitato – Nurozo appunto – oggi scomparso, di cui l'edificio in questione era la parrocchiale. Si tratta di una chiesa in trachite rosa ad impianto mononavato con copertura lignea; risale al XII secolo. La festa presso questa chiesa inizia nel pomeriggio dell'8 settembre, quando una processione reca la piccola statua lignea del santo dalla chiesa parrocchiale al santuario campestre. In tutta fretta gli obrieri – coloro che si occupano cioè dell'organizzazione della festa – trasferiscono dalla chiesetta di S. Maria di Turrana le suppellettili religiose necessarie alle funzioni religiose.
 
Dal 9 settembre ha inizio così la novena, con i fedeli che possono soggiornare presso le cumbessias disposte intorno alla chiesetta. I festeggiamenti culminano il giorno della festa 17 settembre con balli sardi, giochi di morra e un grande pranzo presso il santuario. Un'altra festa molto sentita si svolge invece in agro di Turrana presso la chiesa di Santa Maria, il cui primo impianto risale al 1250 circa. È un edificio a navata unica con un protiro sulla fronte, che in passato doveva circondare la chiesa anche sui muri laterali. Le celebrazioni in onore della Santa iniziano il 30 agosto con una processione che reca la statua lignea della Vergine dal volto scuro, custodita nella parrocchiale. Il percorso, molto suggestivo, attraversa le vie del paese nella parte alta e un sentiero entro un fitto bosco nella località di Sas Iscaleddas, finché, giunti in tarda serata a Turrana, si compie un giro intorno al santuario e, dopo l'ingresso in chiesa, si recitano le lodi in sardo in onore della Madonna. Al termine, davanti alla chiesa, gli obrieri offrono ai fedeli vino bianco agli uomini e caffè alle donne. Da allora in poi, per nove giorni, ci si reca al santuario per celebrare la novena e i fedeli si possono fermare a dormire nei muristenes, le donne in "su muristene mannu", gli obrieri in "su muristene de sos oberaios". L'ultima sera nella corte si organizza "s'issadorzu", si rimane cioè a festeggiare fino all'alba dell'8 settembre, giorno in cui si svolge la processione di rientro in paese. All'arrivo alla parrocchiale si celebra la messa solenne. Al confine con la provincia di Nuoro, in località Salto di Lochele, è presente un'isola amministrativa del comune di Sorradile, in un territorio ricoperto di fitti boschi e piuttosto aspro, nel quale si può ammirare la suggestiva gola in cui scorre il fiume Taloro.

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