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Villa d'Orri

Villa d'Orri

Arredi della Villa d'Orri

Sarroch dista 20 km da Cagliari. Villa d'Orri, di proprietà dei marchesi Manca di Villahermosa, sorge nella località omonima. Per chi viene da Cagliari è sulla s. della vecchia strada, che si imbocca lasciando sulla d. quella nuova verso Pula. Il contesto ambientale La villa si inserisce in un giardino, al centro di una vasta tenuta agricola che conserva i segni della pianificazione settecentesca. Descrizione Quando nel 1774 don Giacomo Manca Amat acquistò il terreno nella zona denominata "Vigna di Orri" dai coniugi Palmas, non esisteva ancora una costruzione che potesse definirsi padronale, bensì una ventina di case rustiche con porticati e cortili, la chiesa dedicata alla Santissima Vergine del Carmelo o Santa Maria di Orri, una bottega, la cosiddetta "Ostaria Vecchia", sorta forse sul luogo dell'antica stazione di posta della strada romana da Nora a Cagliari, due giardini, un orto chiuso, due mulini, una fonte, la vigna e circa duemila alberi da frutto. Nel 1799 don Giacomo, quasi settantenne, trasferitosi di nuovo a Sassari e non potendo seguire i suoi affari nella capitale, cedette al figlio Stefano il predio di Orri. Ed è a quel periodo che si può pertanto far risalire la costruzione della villa o la ristrutturazione di uno dei caseggiati rustici. Le vicende della Villa d'Orri sono strettamente legate alla figura di Stefano, marchese di Villahermosa e Santa Croce che, oltre a edificare la villa e farne un importante centro di riferimento culturale e familiare, ospitò nei primi anni dell'Ottocento, proprio nella tenuta di Orri, il re Carlo Felice e la corte in esilio. Successivamente, alla morte di Stefano Manca di Villahermosa, le vicende della famiglia videro la tenuta di Orri ora in buone condizioni, ora abbandonata a se stessa. I discendenti della famiglia Manca preferirono la residenza cittadina a quella di campagna, riservando attenzione soprattutto alla produzione agricola dei terreni circostanti; alla fine dell'Ottocento la villa fu affittata per molti anni prevalentemente a stranieri che restavano incantati dalla bellezza del luogo. La villa conobbe un nuovo periodo di sviluppo con don Vincenzo Manca Aymerich. Ai primi del Novecento, dopo il suo matrimonio con Sofia Franchetti, appartenente a una nobile e facoltosa famiglia toscana, don Vincenzo restaurò la villa per farne la propria residenza d'elezione durante i soggiorni nell'isola. Risanate dalla malaria le terre circostanti, ripuliti il parco e l'accesso al mare, Orri divenne di nuovo un luogo di villeggiatura, particolarmente apprezzato nel periodo estivo. Dopo la seconda guerra mondiale la villa subisce, da parte del Genio Civile, il rifacimento parziale delle coperture e viene riedificata un'ala completamente distrutta. L'intero complesso architettonico è impostato su un'asse O-E: asse visivo che dal tracciato stradale arriva al mare; asse di simmetria dell'impianto planimetrico e dei due prospetti principali della villa; asse lungo il quale si articola l'intero organismo composto dal borgo prevalentemente in terra cruda, dai depositi, dalla residenza signorile, dai magazzini. Il corpo centrale della villa (residenza signorile) è esattamente sul confine fra due sistemi di verde: campi coltivati e parco (nella seconda metà dell'Ottocento è sede del vivaio più fornito in Sardegna), dicotomia che si riscontra nei due giardini antistanti, uno a monte (O) formale all'italiana, l'altro a mare (E) più casuale. Il piano terra è adibito a magazzino e fra i vani che lo compongono ne sono stati rilevati tre a pianta rettangolare con copertura a padiglione impostata su un arco a sesto acuto. Tre stanze si aprono su un loggiato che si estende lungo il prospetto E per circa 35 m; è composto da undici arcate a tutte sesto e coperto da volte a vela. La ricchezza manifestata dagli arredamenti interni non traspare affatto dai due austeri prospetti principali, entrambi simmetrici e composti con un rigore quasi ingegneristico. A monte una doppia scala esterna, evidenziata da quattro busti marmorei, da l'accesso al piano nobile direttamente dal giardino. Dalla parte opposta una scala, alquanto anomala, permette il collegamento fra la terrazza del piano nobile ed il parco. Questa scala risulta architettonicamente un oggetto a sé, con un vago gusto neoclassico, pregevole nell'insieme, ma in dissonanza con il rigore riscontrabile ovunque. Sia il parco sia il complesso architettonico versano oggi in avanzato stato di degrado. Attualmente la villa, di proprietà dei discendenti di don Vincenzo, custodisce le memorie e gli archivi della famiglia Manca di Villahermosa. Storia degli studi Una rassegna degli studi si trova nella bibliografia relativa alla scheda nel volume della "Storia dell'arte in Sardegna" sull'architettura sei-ottocentesca (1992). Bibliografia S. Naitza, [i]Architettura dal tardo '600 al classicismo purista[/i], collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 1992, sch. 54; Orri. [i]Reggia segreta di Sardegna[/i], Cagliari, 1996.

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