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Città fenicio-punica di Karaly

Città fenicio-punica di Karaly

Cagliari, Tuvixeddu, tomba dell'Ureo

La topografia dell'insediamento fenicio e punico di KRL o KRLY (Karaly) è scarsamente definibile a causa della sovrapposizione della città moderna su quella antica, ma si ritiene che il primo insediamento fosse sulla riva orientale dello stagno di Santa Gilla, e che nel corso dei secoli, con il trasferimento del porto, la città si sia spostata verso E. 
L'antichità dell'insediamento è ipotizzata soprattutto grazie ai ritrovamenti dell'entroterra cittadino (Settimo San Pietro, Monastir e San Sperate) che testimoniano l'intensità dei rapporti e il ruolo cruciale della città sin dall'VIII sec. a.C. I ritrovamenti di età fenicia riguardano una modesta parte dell'abitato, nell'area della laguna di Santa Gilla. Gli scavi di via Brenta hanno messo in luce materiali ascrivibili all'VIII secolo e livelli di età punica e repubblicana. Dell'abitato tardopunico è noto anche un agglomerato di abitazioni sulle pendici del colle di Sant'Avendrace, con murature realizzate con la tecnica "a telaio", di tradizione orientale, e figurazioni pavimentali dove compare tra l'altro il segno della divinità punica Tanit. 
L'acropoli era localizzata nel colle di Castello, ove sono visibili alcuni piani di posa delle fortificazioni puniche alla base della torre di San Pancrazio. Per quanto riguarda le strutture religiose, è noto ma non più visibile, sotto via Malta, presso piazza del Carmine, un santuario databile tra il III e il II secolo a.C., edificato probabilmente poco dopo la conquista romana della Sardegna. L'area sacra era cinta da un muro in grossi blocchi squadrati; al suo interno era presente un sacello preceduto da un pronao con quattro colonne e accessibile attraverso una gradinata. Un altro edificio religioso è stato scoperto presso il largo Carlo Felice. Si suppone la presenza di un tempio dedicato alla divinità fenicia Astarte sul colle Sant'Elia, in area extraurbana. L'area restituì in passato un'iscrizione contenente la dedica di un altare di bronzo ad "Astarte di Erice" leggibile anche come "Astarte Madre", datata al III secolo a.C. Per quanto riguarda le necropoli, la più antica è quella sul colle di Tuvixeddu, presso Sant'Avendrace, utilizzata dalla fine del VI al III sec. a.C. Le tombe, scavate nel calcare, sono prevalentemente del tipo a pozzo, con profondità variabile tra gli 8 e i 3 m. I corpi dei defunti erano sepolti con il rito dell'inumazione. 
Di grande interesse, poiché costituiscono uno dei rari esempi nel mondo punico, sono le pitture parietali di tradizione nord-africana in numerose tombe di Tuvixeddu. Nelle pitture, datate tra il IV e III secolo a.C., sono rappresentati elementi decorativi floreali, come fregi di fiori di loto e palmette, ma anche serpenti urei, gorgoni, motivi geometrici. Di particolare rilievo la tomba "del dio Sid", dove in una figura maschile è stata riconosciuta la divinità sardo-punica venerata nel tempio di Antas, e la tomba "dell'ureo", che prende il nome dalla figura principale del fregio dipinto, un serpente cobra alato con globo solare sulla fronte. 
La necropoli orientale, sul colle di Bonaria, risale ad un'età successiva, non prima del IV secolo a.C., quando ormai il centro urbano gravitava più ad E, ma le tipologie tombali ripetono quelle utilizzate nella necropoli di Tuvixeddu. Il tofet era localizzato tra il colle di Tuvixeddu e lo stagno di Santa Gilla, in zona San Paolo. Al momento della scoperta, durante la seconda guerra mondiale, non fu riconosciuto come tale e fu classificato come necropoli a incinerazione del V-IV secolo. Le urne contenevano resti incinerati di fanciulli morti in tenera età ed erano accompagnate da stele in pietra in stato molto frammentario. 
 
Storia degli studi Dopo le ricerche condotte da Giovanni Spano nella necropoli di Bonaria (1870), i primi scavi sistematici furono effettuati nel 1908 da Antonio Taramelli nella necropoli di Tuvixeddu. Altre campagne di scavo furono effettuate nel 1942 (tofet), 1943, 1947, 1949 e 1984-85 (tempio tardopunico di Via Malta, complessi abitativi di via Brenta). 
Bibliografia A. Taramelli, "La necropoli punica di Predio Ibba S. Avendrace, Cagliari (Scavi del 1908)", in [i]Monumenti Antichi dell'Accademia dei Lincei[/i], 21, 1912, coll. 45-224; C. Tronchetti, [i]Cagliari fenicia e punica[/i], collana "Sardò", Sassari, Chiarella, 1990; "Lo scavo di via Brenta a Cagliari. I livelli fenicio-punici e romani", in [i]Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano[/i], 9, suppl., 1993; P. Bartoloni, "La necropoli di Tuvixeddu: tipologia e cronologia della ceramica", in [i]Rivista di studi fenici[/i], 28, 2000, pp. 85-96; A.M. Colavitti-C. Tronchetti, Guida archeologica di Cagliari, collana "Sardegna archeologica. Guide e Itinerari", Sassari, Delfino, 2003.

Della città fenicia e punica rimane in vista solo la necropoli di Tuvixeddu. Per raggiungerla si parte da piazza Jenne, si percorrono corso Vittorio Emanuele e viale Trento, fino a imboccare sulla destra via Vittorio Veneto. Si prosegue per via Falzarego e a seguire la strada che, dopo alcune centinaia di metri, conduce all'area archeologica, per la cui visita occorrono permessi speciali da parte della Soprintendenza.  
Il contesto ambientale Karaly fenicio-punica sorse sul luogo della moderna Cagliari, al centro del golfo degli Angeli e all'estremità S della pianura del Campidano. 

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