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Chiesa della Beata Vergine della Pietà

Chiesa della Beata Vergine della Pietà

Cagliari, Chiesa della Beata Vergine della Pietà

Dalla via Manno, antica via della Costa, si percorrono le Scalette delle Monache Cappuccine: queste fiancheggiano il monastero, la cui parete continua senza soluzione nella facciata della chiesa.

Il contesto ambientale
Il complesso monastico claustrale delle Clarisse Cappuccine è sito all'angolo con la via Giovanni Spano, l'antica via dei Tornitori nel quartiere di Marina e occupa la zona più alta del quartiere rispetto al livello del mare, nonché adiacente al Castello tardo-medioevale.

Descrizione
L'istituzione dell'Ordine religioso delle monache Clarisse data del 1212 e risale alla volontà di Francesco da Assisi. Nel 1538 l'Ordine aderì alla riforma Cappuccina, consistente nella stretta osservanza della regola di Santa Chiara e nell'adozione di abito e costumi dei Minori Cappuccini. Nel 1703 le Cappuccine giunsero a Cagliari, ove furono ospitate nel quartiere di Castello fino a quando, nel 1705-1711, vennero edificati la chiesa e l'annesso monastero, intitolato al Santo Sepolcro, nel sito fino ad allora destinato alle pubbliche esecuzioni ma adibito, già in epoca alto-medioevale, ad ambiente di culto. Il convento fu insignito nel 1714 della prerogativa di monastero reale con il diploma di Carlo III d'Asburgo imperatore d'Austria, titolo confermato nel 1733 da Carlo Emanuele III di Savoia. La chiesa venne invece consacrata e dedicata alla Beata Vergine della Pietà soltanto nel 1806. In seguito all'interruzione delle elargizioni sabaude e alla prima legge di soppressione degli Ordini religiosi promulgata nel 1855, il monastero fu incamerato dal Demanio statale e sottoposto all'amministrazione del Fondo per il Culto. La seconda legge di soppressione del 1866 sancì la cessione al Comune o alla Provincia degli edifici appartenuti alle congregazioni soppresse, al fine di ospitare istituzioni pubbliche o benefiche. Nel 1895, pertanto, l'autorità municipale pensò di trasformare il monastero in scuola popolare, ma il Fondo per il Culto non concesse il permesso. Lo stesso diniego spettò in seguito all'Intendenza di Finanza interessata a trasferirvi i propri uffici, fino a quando nel 1927 il convento venne acquistato dalla Provincia, che nel 1929 lo vendette alla Società Immobiliare Cagliaritana, la quale lasciò la chiesa aperta al culto prima di donare l'intero complesso nel 1962 alla Provincia Sarda dei Minori Cappuccini, che lo restituirono finalmente alle Cappuccine nel 1969.
Dall'architettura disadorna secondo l'ideologia dell'Ordine religioso, la chiesa mostra in pianta un semplice ambiente rettangolare, è dotata di navata unica voltata a crociera nelle prime due campate, sorreggenti una cantoria schermata da una robusta grata di ferro. La restante parte dell'aula, invece, è voltata a botte impostata su cornice in forte aggetto e scandita da sottarchi scaricanti su paraste dai capitelli compositi; sono inoltre presenti due cappelle affrontate a metà della lunghezza della navata; la parete di fondo presenta, infine, una finestra reniforme. La decorazione interna è in stucco e i pavimenti sono marmorei; il presbiterio è rialzato lievemente, soltanto di un gradino, e attraverso due aperture simmetriche ai lati della sua parete di fondo si accede al vano della sacrestia, anch'esso rettangolare, che presenta sulla sinistra un corridoio comunicante con un piccolo vano. La facciata, coronata da cornicione aggettante, mostra un'apertura rettangolare ed una ulteriore finestra, di maggiori dimensioni, funzionale all'illuminazione del coro di pertinenza esclusiva delle monache. Il portale è sormontato dallo stemma marmoreo di Casa Savoia, che presenta la croce piana argentea in campo rosso, tipologia che sostituì nel 1766 per volontà di Carlo Emanuele III di Savoia i quattro pali d'Aragona su fondo oro del governo spagnolo. L'emblema potrebbe comunque essere stato incassato nel paramento murario nel 1733, quando il succitato sovrano confermò al monastero il titolo reale. Un campanile a vela adorna l'esterno, caratterizzato da copertura estradossata a tegole e coppi e da murature, costruite in pietra e mattoni, ad intonaco liscio. La chiesa subì un primo importante restauro nel 1718-1722, in seguito ai bombardamenti da parte della flotta del cardinale Alberoni intento a riconquistare l'isola alla monarchia spagnola, strappandola all'Austria. Un ampliamento fu invece necessario nel 1738, mentre un ulteriore restauro avvenne probabilmente nel 1793-1806. Certamente intorno al 1935 la chiesa fu nuovamente ristrutturata e le due lunette precedentemente esistenti in fondo all'aula sulla parete destra vennero mutate nelle attuali finestre, al fine di accrescere la luminosità dell'interno.

Storia degli studi
Notizie sulla chiesa si trovano in diverse pubblicazioni su Cagliari.

Bibliografia
G. Spano, [i]Guida della città e dintorni di Cagli[/i]ari, Cagliari, Timon, 1861;
G. Da Riano, [i]Le monache cappuccine a Cagliari. Notizie Storiche e Biografiche[/i], Cagliari, Tipografia S. Giuseppe, 1938;
J. Arce, [i]La Spagna in Sardegna. Apporti culturali e testimonianze della sua influenza[/i], Cagliari, T.E.A., 1982;
M. Pintus, "Architetture", in [i]Cagliari Quartieri storici. Marina[/i], Cinisello Balsamo, Silvana, 1989;
M.A. Mongiu, "Stampace: un quartiere tra polis e chora", in [i]Cagliari Quartieri storici. Stampace[/i], Cinisello Balsamo, Silvana, 1995;
M. Dadea - S. Mereu - M.A. Serra,[i] Arcidiocesi di Cagliari[/i], collana "Chiese e arte sacra in Sardegna", Cagliari, Zonza, 2000;
M.A. Mongiu, "Le opportunità mancate e possibili di una città di lunga durata", in [i]Cagliari tra passato e futuro[/i], a cura di G.G. Ortu, Cagliari, CUEC, 2004.

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