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Città romana di Karales

Città romana di Karales

Cagliari, Tuvixeddu, colombario

Cagliari, attuale capoluogo della Sardegna, è raggiungibile in aereo (aeroporto di Elmas) e in nave (porto di via Roma). La città risulta inoltre collegata con gli altri principali centri urbani dell'isola attraverso la rete stradale che ha nella SS 131 il principale asse viario fra Nord e Sud della Sardegna.

Il contesto ambientale
La città è ubicata nella parte più interna del golfo degli Angeli, all'estremità S della Sardegna, al margine della pianura del Campidano. Si distende tra il mare, gli stagni di Molentargius e di Santa Gilla ed un gruppo di ripidi e poco elevati colli calcarei. Offre il porto più sicuro e confortevole dell'isola.

Descrizione
Nel 238 a.C. ebbe luogo il repentino passaggio della Sardegna sotto il controllo romano, conseguenza indiretta della sconfitta cartaginese nella prima guerra punica. La Krly punica diventò quindi Karales in età romana.
In origine il nome della città si presentava nella forma singolare Karalis, a testimonianza dell'esistenza di un "vicus Karalis" creato subito dopo la conquista della Sardegna accanto alla preesistente città punica; il passaggio dalla forma singolare a quella plurale Karales, da collocare nel corso del II sec. a.C., attesterebbe l'avvenuta fusione dei due centri in uno spazio urbano unitario.
Dalle fonti epigrafiche non giungono notizie di iniziative edilizie che possano aver modificato l'impianto urbano della città nella fase repubblicana. Il momento di svolta per la storia edilizia di Karales fu segnato dall'attribuzione da parte di Ottaviano dello statuto di "municipium Julium civium Romanorum" (intorno al 38 a.C.) e la conseguente iscrizione dei cittadini caralitani ad una delle tribù di Roma, la Quirina. Il governo della città passò ad un collegio di "quattuorviri": due erano addetti all'amministrazione della giustizia ("IIIIviri iure dicundo") e ricoprivano anche la carica di "quinquennales", ossia di incaricati del censimento che aveva luogo ogni quattro anni; due erano incaricati di curare l'annona e i lavori pubblici ("IIIIviri aedilicia potestate").
Anche in età romana, come precedentemente in età punica, rimangono marcate la vocazione commerciale della città e, conseguentemente, l'importanza cruciale del porto per la vita economica del centro urbano.
Durante la fase imperiale la città conosce un importante sviluppo urbano. È in questo periodo che avviene la costruzione di edifici pubblici e abitazioni private in varie zone.
L'acropoli della città doveva essere ubicata tra l'odierno Castello e la parte alta dell'attuale quartiere di Stampace, situato alle falde del Castello. L'odierno quartiere di S. Avendrace doveva costiture l'area di residenza dei ceti più elevati, come testimoniano le evidenze archeologiche della cosiddetta "villa di Tigellio". Tra l'odierno corso Vittorio Emanuele e il porto dovevano invece abitare le famiglie di ceto meno agiato. Altre case signorili furono edificate alle pendici del colle di Bonaria.
Presso l'odierna piazza del Carmine era collocato il foro. Un edificio termale risalente al II sec. d.C. è stato invece identificato nel largo Carlo Felice e altre tracce di imponenti terme sono state messe in luce in viale Trieste.
In via Malta, dove ora si trova il Palazzo delle Poste, venne alla luce un importante "tempio-teatro" di età tardorepubblicana.
Le necropoli sono state localizzate in diverse zone: Sant'Avendrace, Bonaria; viale Regina Margherita (qui trovarono sepoltura i classiari del reparto della flotta del Miseno che per un lungo periodo ebbe come base il porto di Cagliari).
Nel viale Fra Ignazio è ancora visibile l'anfiteatro databile al II secolo d.C.
Un acquedotto portava l'acqua da Siliqua passando per Decimo, Assemini, Elmas, giungendo in città attraverso l'odierno quartiere di Stampace.
Diversi approdi dovevano caratterizzare la città romana, facenti comunque perno intorno all'area occupata dal porto attuale.

Storia degli scavi
Cagliari fu interessata da interventi di scavo a più riprese, già a partire dal Cinquecento. Le indagini si fecero però scientificamente più accurate e sistematiche nell'Ottocento, grazie soprattutto all'intensa attività di ricerca condotta dal canonico Giovanni Spano (1803-1882). Importanti in seguito furono anche le indagini condotte dall'archeologo Antonio Taramelli (1868-1939). Nel corso del Novecento gli interventi di scavo, condotti dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano si sono moltiplicati, soprattutto in concomitanza con lo sviluppo urbano che ha interessato la città.

Bibliografia
P. Meloni, [i]La Sardegna romana[/i], Sassari, Chiarella, 1990;
S. Angiolillo, [i]L'arte della Sardegna romana[/i], Milano, Jaca Book, 1998;
A.M. Colavitti-C. Tronchetti, [i]Guida archeologica di Cagliari[/i], collana "Sardegna archeologica. Guide e Itinerari", Sassari, Carlo Delfino, 2003;
A.M. Colavitti, [i]Cagliari[/i], Roma, L'Erma di Bretschneider, 2003;
A. Stiglitz, "La città punica in Sardegna: una rilettura", [i]in Aristeo. Quaderni del Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storico-artistiche[/i], 1, 2004, pp. 57-111;
M.A. Ibba, "Nota sulle testimonianze archeologiche, epigrafiche e agiografiche delle aree di culto di Karalì punica e di Carales romana", in [i]Aristeo. Quaderni del Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storico-artistiche[/i], 1, 2004, pp. 113-145;
A. Mastino, [i]Storia della Sardegna antica[/i], Nuoro, Il Maestrale, 2005.

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