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Torre

Torre

Ghilarza, torre aragonese

Si lascia la SS 131 all'altezza di Abbasanta e dopo pochi km si volta a d. sulla SS 131 dir, per poi prendere il bivio a d. per Ghilarza sulla SP 15.
La torre si trova all'immediata periferia dell'abitato, vicina alla chiesa di San Palmerio e lungo la strada che conduce alla chiesa di San Pietro di Zuri.

Il contesto ambientale
Ghilarza insiste in una zona ricca di documentazione archeologica, specie a partire dall'epoca nuragica. La torre aragonese prospetta su uno spazio verde ai margini dell'abitato, poco distante dalla chiesa di San Palmerio e da quella di San Giorgio, menzionata nel "Condaghe di Santa Maria di Bonarcado" (XII-XIII secolo) come luogo in cui si teneva "corona" (udienza) per dirimere le controversie locali.

Descrizione
La torre di Ghilarza è una struttura robusta, che si impone per la potenza delle murature ed evoca appieno il fascino connesso al clima militare che l'immaginario moderno assegna al Medioevo. L'epoca della sua edificazione risale probabilmente al XVI secolo. Nel XIX secolo venne sottoposta ad adattamenti strutturali, per essere utilizzata come carcere mandamentale.
La pianta quadrata ha 17 m di lato. La massiccia struttura è impostata su un ampio zoccolo a scarpa che corre lungo tutto il perimetro. Le murature sono realizzate con blocchi di vulcanite appena sbozzati e legati con malta, mentre gli angoli sono in blocchi di grande pezzatura, squadrati e posizionati con perfetto allineamento, tale da non richiedere legante. La robustezza dell'edificio è legata alla sua funzione militare, che imponeva la necessità di sovrastare l'area circostante e di operare dalla torre in tutte le direzioni.
Nel prospetto S/E si apre il portale centinato a tutto sesto con centina gravante su stipiti non monolitici. L'attuale ingresso è frutto di modifica settecentesca, che ne ha ristretto la luce quando la torre fu trasformata in carcere. Le finestre sono di diverso tipo, lobate nei prospetti N/E e S/E e ad arco in quelli S/E e S/O.
Particolare curiosità desta il portale O, non tanto per la sua forma caratterizzata da centina a tutto sesto, quanto per i cardini infissi al di sotto della soglia. Ad essi era vincolato un passaggio levatoio, perfettamente coerente con la sua origine difensiva. Al XIX secolo risale la possente porta corazzata con chiavistelli, serrature e passanti, visibile nel prospetto principale.

Storia degli studi
La torre è stata studiata da Foiso Fois che l'ha contestualizzata nell'ambito dell'architettura militare della Sardegna medievale. A Francesca Segni Pulvirenti e Aldo Sari si deve una scheda che ne attesta la tipologia al momento di passaggio dall'età tardogotica a quella rinascimentale.

Bibliografia
F. Fois, [i]Castelli della Sardegna medioevale[/i], Milano, Amilcare Pizzi, 1992, pp. 163-166;
F. Segni Pulvirenti-A. Sari, [i]Architettura tardogotica e d'influsso rinascimentale[/i], collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 1994, sch. 17.

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